Sgombero, braccio di ferro sul Virgolo

I proprietari dell’ex pensione “Bellavista” pronti ad impugnare un eventuale provvedimento di demolizione del sindaco


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Se il Comune dovesse ordinare la demolizione di ciò che resta dell’ex pensione Bellavista, assieme ai ruderi di campi da tennis e piscina, noi siamo pronti ad impugnare il provvedimento. Anche perché, per i cinque proprietari dell’immobile, significherebbe perdere una cubatura di 9 mila metri. Se il Virgolo si trova in una condizione di totale degrado, la colpa non è dei proprietari - che hanno murato gli accessi e recintato l’area - ma del Comune che lo tiene “congelato” da 30 anni». L’avvocato Igor Janes parla a nome della società “BBG”, proprietaria del grande complesso immerso in 30 ettari di verde sulla collina di Bolzano, che raggruppa le imprese Repetto, Calligione, Oberosler, Della Vedova, Wipptaler Bau. Gli imprenditori non hanno preso bene l’annuncio fatto dal sindaco - dopo che dieci giorni fa all’interno del complesso c’è stato un incendio, l’ennesimo per la verità - di inviare una sorta di aut aut ai proprietari della struttura e degli altri siti, distribuiti in una decina di punti della città e divenuti fonte di degrado, in quanto ricettacolo di clochard, spacciatori, immigrati fuori quota e quindi senza tetto. Nell’ordinanza si dice chiaramente che o vendono, o risanano e mettono in sicurezza, altrimenti si abbatte.

È braccio di ferro dunque tra proprietà e Comune sul futuro della collina: un polmone verde prezioso, a cinque minuti da piazza Walther, ma di cui i bolzanini si sono ormai dimenticati, perché sta sprofondando nel degrado. Con il nuovo sindaco, che sembra deciso a metter mano anche alle questioni più scomode, la giunta potrebbe finalmente sedersi intorno ad un tavolo e decidere il destino del Virgolo.

«Cosa che finora - spiega l’avvocato Janes - non si è mai fatta: addirittura nel 2009 il Comune ha detto no a Thun che era pronto ad investire oltre 200 milioni per realizzare lassù la sua sede e creare spazi per la città. Dal 1985, l’amministrazione non fa altro che rinnovare il vincolo che classifica l’area come zona per opere e impianti pubblici e zona convenzionata. Di fatto la congela. Una cosa assurda da ogni punto di vista, compreso quello giuridico, visto che è ormai assodato che il vincolo imposto da qualsiasi amministrazione deve avere un termine: 5 anni, massimo 10. Non di più. Tanto che abbiamo fatto causa per danni al Comune chiedendo un indennizzo di 15 milioni di euro: deciderà la Corte d’appello, che ha ordinato una perizia tecnica».

Intanto passano gli anni, il vecchio complesso cade a pezzi e rappresenta sempre più un pericolo per giovani e giovanissimi che entrano, nonostante le finestre siano state murate e il perimetro recintato.

«Il problema - insiste Janes - non si risolve, demolendo, ma riqualificando: va trovato un accordo tra pubblico e privato. Approfittando anche del fatto che Benko sarebbe interessato - ed ha presentato già un progetto - a rilanciare il Virgolo, partendo dalla realizzazione di una cabinovia tra piazza Verdi e la collina. Come c’era una volta».

Nella mappa dettagliata, predisposta dai vigili urbani degli insediamenti abusivi da eliminare con ordinanze del sindaco e dei siti a rischio da monitorare, oltre al Virgolo c’è in particolare l’areale ferroviario, dove in mezzo ai vecchi edifici abbandonati delle Fs sono accampati clochard locali e immigrati. Nell’elenco, di una decina di siti, anche lo “Josefsheim” di via Castel Flavon, che i vigili hanno provveduto a far ripulire, ma che va costantemente tenuto sotto controllo in attesa che l’Ipes costruisca una cinquantina di alloggi; ai Piani è stata recentemente sgomberata anche l’area dove c’era il Centro emergenza freddo, vicino all’ex sede dell’Ana; poi c’è il civico 29 di via Galilei: una vecchia casa, vicino ad un’ex officina dove i disperati cercano riparo; e lo stesso fanno in viale Trento dove c’è il magazzino dell’A22 e in via Claudia Augusta, dove ci sono le officine dell’Anas: in entrambi i casi si ritiene di aver - almeno momentaneamente risolto il problema- chiudendo gli accessi agli edifici.

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