Si dimettono 2 radiologi della mammografia 

Se ne vanno dall’ospedale i medici Margherita Tapparelli e Nicola Orsogna  La lettura del referto avverrà con l’aiuto di Merano, Brunico e Bressanone 


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Il problema che fino a poche settimane fa era serio, adesso è diventato serissimo. Due medici radiologi si sono dimessi (da un giorno all’altro) e l’ospedale di Bolzano chiede la collaborazione di Merano, Brunico e Bressanone per la lettura delle mammografie. Una questione delicatissima che non riguarda solo Radiologia ma coinvolge anche Senologia, Oncologia, Chirurgia generale e Ginecologia.

Succede perchè se ne sono andati improvvisamente Margherita Tapparelli - una delle radiologhe più apprezzate dell’ospedale forte di 9.600 esami refertati l’anno - e Nicola Orsogna che lascia Bolzano per l’ospedale di Benevento. Restano - a metà servizio - altri due medici: uno specialista che arriva da Trento e lavora al 50% ed un altro specialista - che arriva da un’altra Azienda - che copre l’altro 50%.

Chiaro che con questi numeri è difficilissimo riuscire a soddisfare le esigenze di una città come Bolzano. Giampietro Bonatti - primario di Radiologia - spiega che non verrà disdetto alcun appuntamento e che le pazienti da domani possono presentarsi regolarmente per sottoporsi alla mammografia. «Troveranno però le tecniche e l’esame verrà refertato successivamente in parte con l’aiuto dall’ospedale di Merano. Ho parlato con il mio collega Anton Wieser - primario di Radiologia al “Tappeiner” - che ci darà una mano. Ma ci aiuteranno anche gli ospedali di Brunico e di Bressanone. Trento lo farà per la lettura degli esami del programma di screening (la campagna di prevenzione)». Ricordiamo che un pomeriggio a settimana - infatti - un radiologo senologo viene a Bolzano per “la seconda lettura” degli esami (perchè la prassi vuole che due medici radiologi leggano sempre la stessa mammografia in modo indipendente per evitare errori). Il momento per Bolzano non è facile. Bonatti che più e più volte ha segnalato alla direzione aziendale la grave carenza di specialisti all’interno del suo reparto «a tutt’oggi ne cerchiamo sette» dice che l’ospedale ha fatto tutto il possibile per trovare medici ma è difficilissimo riuscire a farcela. E capita per tre ragioni: per il bilinguismo, per gli affitti alle stelle e per i carichi di lavoro. «Volete la verità? - dice il primario - è che in un momento in cui esiste in tutta Europa una grave carenza di medici e di radiologi in particolare noi non siamo più attrattivi. Non lo siamo perchè un professionista che oggi può scegliere dove andare, fatica a venire in Alto Adige dove deve affrontare l’esame di bilinguismo altrimenti dopo tre anni se ne deve andare. Pagare affitti che superano i mille euro al mese e lavorare in una struttura con carichi di lavoro non indifferenti». Chiaro che molti medici preferiscono andarsene.

Bonatti spiega anche che la carenza esiste perchè il lavoro del senologo è complesso e richiede oltre ad una estrema professionalità anche una profonda capacità empatica. Perchè dopo aver letto e riletto gli esami devi comunicare il risultato alla paziente. E non è facile comunicare il sospetto di un tumore visto che ogni anno in Alto Adige più di 400 donne si ammalano. Insomma il momento non è facile ma vista la difficoltà a reperire specialisti l’Alto Adige dovrebbe forse imitare o adottare il modello trentino che ha riorganizzato il lavoro creando un team superspecialistico dedicato esclusivamente alla diagnostica senologica con un unico primario e due sedi di attività a Trento e Rovereto. «Ma attenzione perchè anche in Trentino - spiega Bonatti - nonostante la scelta, faticano a trovare medici: so per certo che su sette radiologi, quattro hanno lasciato». Il modello adottato 50 km a sud di Bolzano - che ha scelto di centralizzare - resta comunque vincente ed è improponibile in Alto Adige dove la politica ha scelto, al contrario, di decentrare. Lo ha detto di recente anche l’ex direttore Thomas Schael alla presentazione del nuovo programma di screening dell’Asl che adesso invia a casa delle altoatesine la lettera con l’appuntamento che invita all’esame: «Trento ha scelto di centralizzare, noi no, ma offriamo a tutte le donne la mammografia vicino a casa». Col risultato che non ce la facciamo più. In Alto Adige la situazione è infatti molto più complessa rispetto al Trentino perchè gli esami mammografici si fanno - in presenza di medici - a Bolzano, Merano, Bressanone e Brunico poi esistono mammografi per lo screening anche negli ospedali di Vipiteno, Silandro e San Candido. In questo caso sono sul posto i tecnici dedicati e poi gli esami vengono letti dai rispettivi ospedali di riferimento. A Bolzano sono disponibili tre apparecchi per mammografia: «Uno per lo screening e che si trova al distretto sanitario di piazza Loew Cadonna dove la tecnica di radiologia effettua l’esame e poi i medici del San Maurizio leggono i risultati. Poi abbiamo altri due macchinari, questa volta in ospedale, con due medici che leggono gli esami sul posto. Avremmo bisogno di ulteriore personale ma come già detto non riusciamo a trovarlo».















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Valeria Frangipane

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