Stocker: la scuola italiana? Viola lo Statuto

L’assessore Svp è stata l’unica a votare contro la delibera sull’immersione: «Traditi i patti»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. A Martha Stocker, che prima di fare politica era un'apprezzata insegnante di tedesco e storia, va riconosciuto un pregio. Risponde sempre. Anche alle domande scomode. Cosa questa tutt'altro che frequente in un periodo in cui, anche in provincia, e anche nel suo stesso partito, c'è chi preferisce i dribbling e si defila. Anche tra coloro che appartengono al nuovo corso della Svp. Questa volta la patata bollente è l'immersione linguistica e la Stocker è stata l'unica, in giunta, a votare contro la delibera sul Clil presentata dalla scuola italiana. Motivo? Gli italiani, alla fine, tendono a fare quello che vogliono. E non rispetterebbero gli accordi di giunta. In realtà la Stocker, con le sue prese di posizione, agli occhi dei genitori italiani su certi temi è molto più vicina alla Klotz che a Kompatscher.

Assessore Stocker, la sua scelta sull'immersione è parsa conservatrice...

«Guardi, lei può dire quello che vuole. Per ciò che penso sull'argomento è stato più che giusto votare contro la delibera di Tommasini».

Già, perché? Visto che riguarda la scuola italiana?

«Ne stavamo discutendo da oltre due anni e l'obiettivo era arrivare a una delibera congiunta tra italiani, tedeschi e ladini. E non è stato fatto».

Si, ma la prima scuola a fare la delibera sul Clil è stata, lo scorso anno, quella tedesca.

«Si, la mia collega di partito Kasslatter Mur era altrettanto sorpresa. Tanto che poi ha dovuto andare avanti da sola. La decisione del gruppo italiano di prendere tempo non l’abbiamo ancora capita».

Forse sull'immersione la scuola italiana, nel corso degli anni, ha investito di più e meglio. Non crede?

«Avrei preferito che fossero rispettati gli accordi. Anche se, e ci tengo a sottolinearlo, anche a noi è perfettamente chiaro che oltre al tedesco, per i nostri ragazzi, è fondamentale imparare l'italiano e una terza lingua».

Già ma non è chiaro se debba avvenire alle elementari, alle medie o alle superiori...

«Il primo sforzo che fanno i ragazzi tedeschi è quello di imparare la madrelingua, perché sono abituati ad esprimersi in dialetto. Ma penso che valga la stessa cosa anche a Palermo. Non è che in Alto Adige sia tanto diverso che nel resto d'Europa».

Ma lei teme una scuola a due velocità?

«Avrei preferito, semplicemente, una scuola altoatesina con un percorso comune. Anche sul Clil».

Dica la verità. Lei ritiene che, con i percorsi didattici trilingui che la scuola italiana ora vuole sviluppare ancora di più, possa essere violato l'articolo 19 dello Statuto di autonomia?

«Si, la delibera sul Clil che ci è stata presentata da Tommasini viola lo Statuto di autonomia. L'articolo 19 parla chiaro a riguardo».

Che correttivi sono stati necessari per approvarla?

«Non lo so. Lo chieda a Tommasini».

Si è fatta un'idea della lite sulle nomine alla Lub con gli italiani messi in un angolo?

«Ho letto solamente i giornali. Non è una mia competenza diretta».

E cosa ne pensa?

«Ritengo che l'ateneo abbia deciso in piena autonomia. La politica deve dare solamente le linee guida».

Ma Kompatscher dice di essere pronto a valutare la possibilità di tenere fuori, del tutto, la politica da enti come la Lub. Lei cosa ne pensa?

«La nomine è giusto che passino al vaglio della giunta. Poi, all'ateneo, va garantita la massima libertà d'azione».

Libertà che, per fortuna, ora avrà anche la nostra scuola grazie alla delibera sul Clil. E gli italiani non devono vergognarsi a chiamarla immersione, anche se alla Svp questo vocabolo è ancora indigesto.

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