Strage del 30 aprile del 1945, addio all’ultimo superstite

Sabato è morto a 91 anni Pietro Lonardi, oggi i funerali Allora 18enne, venne ferito gravemente dai soldati delle SS



MERANO. Era l’ultimo superstite dei tragici fatti meranesi del 30 aprile 1945 ed è spirato serenamente nel proprio letto, sabato pomeriggio all’età di 91 anni. Pietro Lonardi in città era molto conosciuto e stimato anche per la propria attività lavorativa al Comune di Merano, dove si era subito fatto apprezzare per il suo stile sobrio, onesto, gentile, corretto.

Era un diciottenne sportivo e solare, quella mattina del 30 aprile 1945 quando assieme a tanti altri giovani decise di partecipare al pacifico corteo per le vie del centro di Merano per festeggiare la fine dell’incubo della guerra.

Fu proprio in corso Libertà all’altezza dell’incrocio con la strada che oggi porta il nome di quella tragica giornata, che vigliaccamente alcuni soldati delle SS ancora in città iniziarono a sparare raffiche di mitra sul corteo festoso. Mentre 8 persone vennero colpite a morte, Lonardi cadde a terra gravemente ferito.

Su di lui si avventarono come belve giovani nazisti residenti nell’antistante Villa Schenk, che dapprima lo presero a pedate e poi lo colpirono con ferocia col calcio del fucile nella parte inferiore della schiena.

Insultato e fatto oggetto di sputi venne infine preso come bersaglio per il lancio di cocci di bottiglia e trascinato per i capelli per una decina di metri perché si era rifiutato di sputare sulla bandiera tricolore. Lo lasciarono moribondo in mezzo alla strada per poi avventarsi su altri sciagurati. Dopo una lunghissima convalescenza e l’amputazione di una gamba, Pietro Lonardi fece ritorno a casa accolto dagli amici con un tappeto di fiori sulla strada fino all’uscio domestico.

Nonostante la sofferenza, il suo orgoglio, la speranza e la tenacia gli fecero riprendere la vita dal punto esatto dove gli era stata interrotta.

Padre di due figli (Roberto e Maurizio) e funzionario comunale, non ha mai covato sentimenti di vendetta, di astio di rancore o di odio verso i suoi aggressori. Invitato spesso a cerimonie di commemorazione e ricordo dei tragici eventi, ha sempre cercato di non rivangare, di guardare avanti, di non aggiungere odio all’odio.

Non ne parlava volentieri e non sarebbe neanche felice ora, di leggere queste righe che lo ricordano come vittima di quei fatti anche se questi lo segnarono per sempre nel proprio corpo.

Ma certamente non nel suo spirito di uomo libero, coraggioso, onesto, corretto che non amava essere al centro dell’attenzione. Ed è spirato, probabilmente così come ha sempre cercato di vivere: con grande dignità, con coraggio. Semplicemente. In silenzio. Le esequie con messa in suffragio si svolgeranno oggi, lunedì 24 aprile, al cimitero di via san Giuseppe alle ore 15. Ai famigliari le condoglianze dell’intera redazione. (g.v.)

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