Sullo Sciliar via difficile per arrampicatori esperti

La cordata è precipitata dalla «Pepi Schmuck» sulla parete Nord di Punta Santner Chiodatura sporadica, roccia in parte friabile. Un itinerario lungo dieci ore



BOLZANO. Una parete non molto frequentata, in ambiente severo, relativamente vicina al fondovalle ma in un mondo altro, selvaggio. Una via classica piuttosto impegnativa, su roccia in parte non delle migliori. Per via di quei «gialli» a metà che solo a guardarli da sotto mettono soggezione. Una via lunga, per esperti. Sesto grado superiore, ai tempi in cui venne aperta e intitolata a un alpinista caduto sulla medesima Punta Santner, nei primi anni Settanta. Chiodatura classica, lontana, sporadica. Solo alle soste qualche rinforzo con dei chiodi a pressione, degli spit. Cosa sia accaduto per filo e per segno, sarà difficile da stabilire in dettaglio. L’unica, forse, per capire, sarà attendere che qualcuno ripercorra la via fino al punto - al momento imprecisato - da dove la cordata è precipitata. E guardi per capire. Stiamo parlando della parete nord di Punta Santner, la torre di destra delle due dello Sciliar, se visto dall’Alpe di Siusi. Celeberrima montagna, simbolo dei sudtirolesi, tanto da comparire sul logo del Sender Bozen della Rai. Ma piuttosto poco frequentata. E i pochi che la salgono, lo fanno per la via classica di medie difficoltà. La von Glanvell. Lunghetta, ancora più lunga la discesa, con quasi una ventina di corde doppie. Avrebbero dovuto scenderle anche Andreas e Helene, le doppie. Una volta terminata la loro via e salita la parte terminale dello spigolo Von Glanvell per arrivare in cima alla punta. Non ci sono arrivati, perché circa a un terzo della via sono venuti giù. Il capocordata è volato. Le sicurezze di mezzo, evidentemente, non hanno tenuto. Chi era in sosta a far sicura, è stato a sua volta travolto e trascinato giù. Via i chiodi. Li hanno trovati a cento metri dal piede della parete. Ancora legati assieme. (da.pa)

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