Svanito in Sardegna Trovati i calzini di Fabrizio Rocca 

I “fantasmini” del giovane bolzanino erano in via Clelia Donà Oggi a Porto Rotondo unità cinofile specializzate di Livorno



BOLZANO. Si cerca. Si cerca senza sosta, a Porto Rotondo. Ma Fabrizio Rocca sembra svanito nel nulla. Del ventitreenne tecnico informatico bolzanino, che si trovava da poche ore nella località turistica sarda per lavoro, non si hanno più notizie dalla serata di lunedì 14 maggio, dopo una telefonata con la mamma. Dopo aver passato al setaccio le acque del porto e quelle antistanti al paese, da qualche giorno l’attenzione del piccolo esercito di uomini che sta cercando il giovane studente s’è spostata sulla terra ferma. D’altra parte i pochi indizi raccolti portano proprio verso l’abitato e l’entroterra, non certo verso il mare. Prima il testimone che quella sera stava telefonando in spiaggia e afferma d’aver visto Fabrizio imboccare via Clelia Donà delle Rose, una strada che porta all’interno, verso le case. E poi, proprio su questa via, l’altro giorno sono stati trovati due calzini, due “fantasmini”, identici a quelli che proprio la mamma gli aveva regalato e identici a quelli che sono ancora nella valigia di Fabrizio. Tutto, insomma, lascia pensare che il giovane sia passato da lì e che si sia tolto le calze, forse bagnate. Dov’è andato dopo? Cos’ha fatto? Domande a cui, ormai da diversi giorni, stanno cercando di dare una risposta i vigili del fuoco e i volontari impegnati nelle ricerche, anche con l’utilizzo di droni (che nelle scorse ore hanno sorvolato a lungo la zona, nelle scorse ore, senza alcun risultato) e unità cinofile. Oggi a Porto Rotondo arrivano le unità cinofile per la ricerca di tracce emetiche della Hbdd di Livorno e domani dovrebbe arrivare da Verbania un’altra unità cinofila della guardia di finanza, anche se mancano le ultime autorizzazioni del prefetto. «È importante che queste autorizzazioni arrivino – spiega dalla Sardegna Raffaella de Rosa, mamma di Fabrizio – perché le unità cinofile possono essere determinanti per l’esito delle ricerche». Intanto, cronometro alla mano e sulla base degli orari fissati dalle telecamere che hanno inquadrato Fabrizio quel lunedì sera, si stanno facendo i calcoli dei minuti per ricostruire il possibile percorso compiuto dal giovane dal momento in cui ha lasciato l’abitazione a quello in cui è sparito.

Fabrizio, un ragazzone atletico alto più di un metro e 90, era arrivato a Porto Rotondo nella mattinata dello stesso giorno della scomparsa. Aveva iniziato il cablaggio del residence in cui alloggiava, il Bouganville, e alla madre aveva detto di essere molto soddisfatto. Sia di quanto fatto sia delle offerte di lavoro che gli erano arrivate turante il giorno, per il cablaggio di altre strutture turistiche della zona. Quella sera, però, aveva anche rivelato di avere forti dolori addominali e la mamma, giustamente preoccupata per il possibile aggravamento di una appendicite diagnosticata tempo, lo aveva consigliato di rivolgersi alla guardia medica. Per recuperare i documenti dall’ufficio del custode della struttura, Fabrizio aveva cercato di sfondare la porta con un estintore. Ma non ce l’aveva fatta, si era sporcato con la polvere estinguente e si era recato al porto per lavarsi. Da allora, di lui, non si più nulla.

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