TECNOLOGIA

T-Ordino, ecco il menù digitale

L’idea che rivoluziona il sistema di ordinazione è di Patrizio Scarpi e Ralf Togn della Risto-Tecnology


di Paolo Tagliente


BOLZANO. Immaginate di sedervi al tavolo di un ristorante, ma invece di consultare il menù e di attendere il cameriere, voi possiate consultare un tablet in cui sono elencate e descritte nel dettaglio e di fatto in tutte le lingue del mondo le pietanze in lista. Una volta fatta la vostra scelta, immaginate poi che possiate ordinare subito dallo stesso tablet, senza dover attendere che arrivi il cameriere.

Questa, in estrema sintesi, è l’applicazione “T-Ordino” ideata dalla Risto-Tecnology srl, un start-up fondata dai bolzanini Patrizio Scarpi e Ralf Togn.

Si tratta di un menù digitale che i due giovani imprenditori, amici prima e soci in affari dopo, hanno voluto sottoporre all’attenzione della Samsung, il colosso coreano dell’elettronica. «Sembrava una missione impossibile - spiegano Patrizio e Ralf - ma noi ci abbiamo creduto e ce l’abbiamo fatta».

Proprio così, nel 2016, dopo numerose videoconferenze notturne con la sede di Seul, i due bolzanini non solo riescono a convincere i vertici della multinazionale asiatica, ma addirittura a ottenere da Samsung anche il riconoscimento “Gold-Partnership”. Un matrimonio prestigioso e in grande stile, insomma. Un sogno che si è realizzato per Patrizio e Ralf. «Mettiamo, però, subito le cose in chiaro – precisano – la nostra applicazione non sostituisce i camerieri. Diciamo che velocizza le ordinazioni, ma il cameriere, anch’egli dotato di un apparecchio in grado di controllare le ordinazioni e di intervenire in caso di errori, diventa una sorta di supervisor, oltre poi a portare i piatti al tavolo».

Ma l’app, che è già stata sviluppata per essere utilizzata anche in cliniche ospedaliere (è già stata adottata dalla prestigiosa clinica privata romana “Mater Dei”) oltre che in hotel, ristoranti, bar e gelaterie, ha trovato anche un utilizzo con finalità sociali, trasformandosi nel progetto “PizzaAut App”, si tratta di un’iniziativa sviluppata insieme a Samsung e all’associazione PizzAut, fondata nel 2017 da Nico Acampora, padre di un bimbo autistico, con l’obiettivo di aprire la prima pizzeria in cui lavorino persone affette da autismo con il sostegno di terapeuti e professionisti della ristorazione. Una sfida condivisa da un gruppo di genitori di ragazzi autistici, residenti nelle province di Monza e Brianza e Milano, per sostenere la quale è stata avviata anche una raccolta fondi che ha superato quota 50 mila euro. L’utilizzo dell’applicazione è basata su immagini e consentirà a persone affette da autismo, che potrebbero avere difficoltà a esprimersi a voce o con la scrittura, saranno in grado di registrare le ordinazioni e comunicarle in cucina. 













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