BOLZANO. Prima di concedere l’intervista, ora deve timbrare il cartellino. «E per fortuna stamattina non avevo fatto pause caffè». L’ex vicepresidente della Provincia Christian Tommasini, dopo 12 anni prestati alla politica, è tornato a lavorare in biblioteca, alla succursale Firmian della Civica. Orari regolari, più tempo per la famiglia, il bello della cena con i figli, una pausa dalle pesanti responsabilità e un sogno: nel 2020 l’Ironman, la versione più dura del triathlon. E poi l’incomparabile sensazione di tranquilla serenità data dal non dover più sottostare alla tortura quotidiana dei commenti su Facebook. Lo racconta divertito: «Quando sono tornato, sui social c’è chi ha scritto: “Ma guardate, si è pure fatto parcheggiare in biblioteca, invece di lasciare il posto ai giovani che se lo meriterebbero”. Ma io per questo posto di lavoro ho vinto un concorso!» Lavorava nel seminterrato delle Tambosi, biblioteca di Oltrisarco. Prima ancora, semestrale all’Inps, all’ufficio disoccupazione. Infine la richiesta di aspettativa, già da assessore di Laives. «Non riuscivo a fare tutte e due le cose, era tutta una corsa»

La sua massima soddisfazione è di essersi potuto prendere «un periodo di distacco da Facebook, perché non ne potevo proprio più dei commenti, mi serviva un periodo di scarico, ne posso fare volentieri a meno». Preferisce il giornale di carta, i libri, i rapporti umani diretti, reali. «Finché sei assessore tutti vengono da te e ti chiedono delle robe. Ci sono amicizie, ma sempre mediate dal potere». Ora è diverso. «Ti vengono a chiedere un libro, è bello, li puoi consigliare, è una situazione molto positiva, basata su relazioni positive. Mi piace. E mi sento fortunato». Tanti si stupiscono, nel vederlo dietro al bancone. «Ma io avevo sempre avuto il retropensiero; in tutti questi anni era ben presente, era un elemento di igiene mentale. Uno fa un periodo in politica, poi torna o fa qualcos’altro. Era una sorta di ancora di salvezza, pensare di tornare. Devi sempre stare con i piedi per terra». Molti, entrati in biblioteca, gli chiedono lumi. «Io gli spiego che è solo un ritorno dopo l’aspettativa. Allora capiscono. Mi sembra che quasi tutti siano carini con me». La biblioteca gli piace concettualmente, «è un elemento di rigenerazione dalle tossine, non tanto della politica in consiglio, quanto delle responsabilità dirette da assessore, costanti, senza orari». Adesso: orari regolari, sere e weekend liberi. «La mattina nuoto, a pranzo corro al campo Coni, la sera ceno a casa con la famiglia. Certo, guadagni meno e non dirigi più il mondo, ma ci può stare. Ora la sera posso stare coi figli. Alla fine, per la qualità di vita, è un bel lavoro». La spesa? «La facevo anche prima». A cambiare ora è altro. «Ho un obiettivo». Sempre avuta una grande passione per lo sport, nonostante un incidente al braccio un annetto fa. «Ma ormai nel nuoto sono quasi a posto, anche se sono sempre scarso. Nella corsa tutto ok, i problemi ci sono con la bici, per via delle sollecitazioni del manubrio». L’obiettivo è l’Ironman. «Già il triathlon richiede tanto tempo. Qui serve ancora più impegno, o meglio più organizzazione negli allenamenti: tre di nuoto, tre di bici, tre di corsa». Occorre il tempo per farli. E la costanza. «In questa fase della vita è quello che voglio. Già prima ne sentivo l’esigenza; tutti sapevano che di certi ritmi ero un po’ stanco, e si era anche visto: nell’ultimo periodo avevo girato di meno, facevo di meno». Il segreto, «è fare con passione le cose che ti piacciono, senza rimuginare. Non ho mai pensato che la politica fosse qualcosa di eternizzante». E poi, «Firmian mi ha piacevolmente stupito: è un quartiere alquanto vivace, qui i ragazzi giocano ancora a pallone nella piazza, altrove non lo si vede spesso». Insomma, si trova molto bene, Tommasini. E se serve un consiglio per un libro, «venite a trovarmi».

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