Tram, da Roma fondi per 40 milioni 

Caramaschi ieri al Ministero delle infrastrutture. Lo Stato pronto a finanziare un terzo dell’opera. «E forse anche di più»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Il tram entra nei territori della fattibilità. «Mi accontenterei di 40 milioni ma non è detto che non ci diano anche il 100%...» dice il sindaco Renzo Caramaschi appena uscito dall’ufficio del direttore generale del ministro della Infrastrutture, via Caraci 36, Roma. Traduzione: il governo, nell’ipotesi minima, potrebbe dare a Bolzano 40 milioni per farse la linea 1 del tram ma, in quella massima, anche i 120 milioni di costo complessivo dell’opera. E il possibile percorso della linea 1 - collegamento interno alla città tra la stazione ferroviaria e ponte Adige - passa per piazza Walther, via Cassa di Risparmio, ponte Talvera, piazza Mazzini, corso Italia, piazza Adriano, viale Druso, ospedale, via Merano e ponte Adige. Il sindaco ha bussato e gli hanno aperto: questa la sostanza del viaggio nella capitale della delegazione municipale. Caramaschi aveva scovato, nei meandri delle opportunità amministrative anche la possibilità che “infrastrutture di interesse generale che vadano nella direzione di una visione sostenibile ed ecologica del trasporto pubblico possano trovare sostegno da parte del ministero...”. Quella infrastruttura, per Bolzano, è il tram. E ora c’è la concreta possibilità che almeno un terzo del suo costo, se non la totalità, possa essere sostenuta da fondi governativi. «È quello che aspettavo accadesse», dice il sindaco. Tuttavia, la condizione perché avvenga l’erogazione è che Bolzano svolga alla lettera i compiti a casa che il direttore generale del ministero ieri ha messo nero su bianco. E che sono questi: 1) un progetto definitivo della linea tranviaria con allegata la fattibilità; 2) un piano finanziario completo con costi e benefici; 3) un documento di analisi sulla positività dell’opera calata sulla comunità cittadina con annessa quella sulla sostenibilità (benefici ambientali, qualità dell’aria, lotta all’inquinamento ecc.); 4) rielaborazione del Pum, il piano urbano della mobilità, per trasformarlo alla fine in Pums, piano della mobilità sostenibile.

Condizione che tutte tiene insieme: il referente dell’intera operazione dovrà essere il municipio (e dunque non la Provincia) e tutto il dossier con Pums, analisi e progetto deve essere presentato entro settembre 2019. «Concluso questo iter di poco più di un anno, il finanziamento sarà disponibile e il cantiere potrà essere subito aperto per concludersi in tempi brevi», anticipa Caramaschi. Da parte sua, il Comune, ha già elaborato uno schema procedurale interno che prevede questa cornice di intervento: 1) la Sta, il braccio operativo della Provincia in termini di cantierizzazioni infrastrutturali, sarà il soggetto esecutore dell’opera; 2) la Provincia sarà coinvolta (probabilmente al 50% col municipio) nella struttura politico-esecutiva che condurrà in porto l’operazione; 3) quanto prima Caramaschi intende chiedere un vertice a Kompatscher per definire insieme ruoli, compatibilità economiche, percentuali di partecipazione alla società di gestione alla luce di quanto emerso nell’incontro al ministero della Infrastrutture. In Comune ancora non si espongono ma la proporzione nella ripartizione dei costi potrebbe essere 40-40-40, intesi come milioni, tra Stato, Comune e Provincia. Fino a coprire i 120 necessari per la conclusione e l’operatività della linea 1. «Sarebbe un successo se Roma ci desse un terzo ma possiamo sperare che possa finanziare di più...». Tutto è legato alla credibilità e completezza del dossier. E all’esame a cui sarà sottoposto assieme a quelli di altri Comuni italiani che vorranno partecipare “all’apertura delle buste”. Si tratterà di giostrare con perizia tra costi e benefici ecologici per trovare una formula equilibrata di progetto che confermi la correttezza delle premesse. «Un altro elemento che ci rassicura - conclude il sindaco - è che in tutto questo processo ma soprattutto dopo che l’esame si sarà concluso e il finanziamento approvato, sarà il ministero stesso con l’affiancamento dei funzionari Bei (la banca europea degli investimenti) a darci tutto il sostegno tecnico-giuridico necessario per non fare errori, anche inconsapevoli».













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