Tram, una corsa ogni sette minuti 

I dettagli dell’intesa Caramaschi-Kompatscher: 200 milioni per la deviazione fino all’ospedale, lavori finiti entro il 2022


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Alla base del “sì” della Provincia al tram di Bolzano ci sono state due rinunce. E infine un compromesso Kompatscher-Caramaschi gestito intorno all’asse che ormai lega direttamente da un po’ di tempo i due. In Comune la mettono così: «Non è stata una piccola Yalta, ma poco ci manca...». In sostanza, come in ogni accordo di pace che Dio comanda, ognuno ha rinunciato a qualcosa: il sindaco e la Lorenzini hanno accettato di dire “no” al terzo binario Bolzano-Ora (come voleva Palazzo Widmann), il presidente e Mussner hanno smesso di dire “sì” solo al metrobus (come chiedeva il municipio). Non è stato facile.

Sulla linea ferroviaria dedicata ai pendolari per la Bassa Atesina, l’assessora alla mobilità si era molto spesa e Caramaschi ha fatto altrettanto, con la sua capacità di persuasione, per indurre la sua assessora ad accettare col sorriso sulle labbra il “no” secco di Mussner alla soluzione su rotaia per i pendolari da sud. «Gli studi tecnici ci hanno detto che non serve, piuttosto più convogli», sottolineava ieri Kompatscher. «Ma una rotaia doveva comunque arrivare» dice il sindaco. Ed è arrivata. I particolari sono questi, che tengono insieme i binari del tram e quelli della ferrovia: 1) per il tram che correrà dalla stazione a Ponte Adige con deviazione per l’ospedale e proseguimento extraurbano fino a Caldaro spesa: 200 milioni; 2) progetto definito col “riuso” della corsia già predisposta su via Druso per il metrobus; 3) cadenza delle corse previste: 7 minuti e mezzo con capienza massima 400 persone; 4) uno studio già definito che rivela come i costi di esercizio del tram siano nettamente inferiori in termini di usura del materiale rispetto a quelli del metrobus, giustificando così la deviazione rispetto alla scelta iniziale; 5) 60 milioni per la galleria del Virgolo a spese Rfi per la nuova linea ferroviaria per Merano; 6) avvio dei lavori (parola del sindaco) per quest’ultimo asse tra un anno, nel 2019, conclusione e operatività nel 2022.

Il vertice tra Provincia e Comune è andato così. C’è stata una fase aperta anche ai due assessori alla mobilità Mussner e Lorenzini con i tecnici provinciali e municipali e una fase strettamente a due, tra Kompatscher e Caramaschi. Il Landeshauptmann ha chiesto al sindaco di partecipare alle spese del tram, Caramaschi a sua volta ha “usato” il suo assenso alla cosa, per affrettarne la soluzione: «Bene - ho risposto- ci proviamo, ma voi fate in fretta, perché adesso ho in bilancio i fondi che mi arrivano dal Pru di Benko, fra qualche anno non so...». L’altro passo che , a sua volta, Kompatscher ha rivelato al sindaco per confermargli la sua volontà di avanzare con la soluzione tram senza pretendere pause, è stato questo: la Provincia ha già attivato il suo ufficio presso la Ue, a Bruxelles, per chiedere i fondi comunitari che di solito vengono distribuiti per le infrastrutture sostenibili della mobilità, siano esse elettriche o, appunto, tranviarie.

Alla base, dice il sindaco, «c’è comunque la nuova volontà della Provincia di considerare il problema dei pendolari che a migliaia piovono su Bolzano come un nodo territoriale e non solo municipale». Questo ha portato a due risultati: una accelerazione già in atto sul terzo binario "dedicato" in tunnel per la ferrovia Bolzano-Merano e una accelerazione attivata in queste ore sul tram. Tutto ciò per coprire le due direttrici di entrata delle auto più frequentate: Merano e l’Oltradige, e quindi via Galilei e l’asse via Druso- via Vittorio Veneto. L’assessore Mussner non ha dubbi: «È da tempo che sostengo la bontà del progetto per il tram. L’ho detto al sindaco, l’ho ribadito all’assessora Lorenzini. Ora sono contento che la soluzione sia stata condivisa da tutta la giunta provinciale».

Anche perché Arno Kompatscher si è molto speso, ultimamente, per la rotaia di città e per non isolare Caramaschi rispetto alle emergenza di traffico che investono il capoluogo. Il suo lavoro è stato anche mirato a coinvolgere i sindaci che circondano Bolzano a considerare il fenomeno del pendolarismo come un nodo comune, da affrontare e risolvere puntando sulla mobilità pubblica e sulla sensibilizzazione.

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