Un abbraccio lungo dieci anni 

Zussa: «Iniziato da un bollitore». Bernardo: «L’Alto Adige va verso più di 3.000 pazienti l’anno»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. «Impossibile quantificare con quante persone siamo entrati in contatto. Quante ore di ascolto, quante parole, quanti abbracci, quanti sorrisi, quanto silenzio, quanta disponibilità, quanto entusiasmo, quanto impegno. Credetemi è impossibile».

Mara Zussa - presidente dell’associazione di volontariato nata dieci anni fa «era maggio 2008» - per sostenere le Cure palliative - ripercorre i primissimi passi de “Il Papavero”. «Ho vissuto le palliative sulla mia pelle - racconta. Avevo la mamma in hospice e ricordo bene quel bollitore. Era in reparto a disposizione di tutti coloro che volessero una bevanda calda. Sopra c’era scritto “questo è il dono di un parente di un paziente che è stato qui. Trattatelo bene, è per tutti”. Da lì l’idea di fare qualcosa. Ho chiesto a Massimo Bernardo, responsabile dell’hospice del San Maurizio, cosa potevo acquistare. Forse un altro bollitore? - mi ha risposto con poche parole “viva questo momento” e poi un input “c’è molto da fare per far conoscere le palliative”». Insomma bisognava fare rete, contattare altre persone, sostenere le Cure. Perchè Cicely Saunders, fondatrice delle palliative moderne ed in particolare del movimento hospice, ha insegnato a non fuggire davanti alla sofferenza di una persona malata, ma a prenderci cura di lei con competenza ed affetto. «Vedete... questa prospettiva di solidarietà della medicina e quindi della società nella cura della persona inguaribile è l'unica strada che permette a tutti coloro che giungono alla fase finale della vita di continuare ad essere se stessi fino all'ultimo istante, poiché la profondità del tempo è più importante della sua durata». A tutti è capitato di confrontarsi almeno una volta nella vita con un amico o un parente gravemente malato. Spesso il malato giace in un letto d'ospedale ed attorno a lui tutti si danno da fare con efficienza per lottare contro la malattia. Ma chi si avvicina alla fase ultima della vita, chi si confronta con una guarigione non più possibile, chi percepisce che il tempo rimasto è limitato e quindi estremamente prezioso, che risposte ottiene? «E questo è il momento in cui l'attenzione deve tornare dalla malattia alla persona, che ha il diritto di essere accompagnata con umanità e nel rispetto della sua dignità e libertà».

E “Il Papavero” - che conta 300 soci - e che attualmente è gestita e coordinata da 60 volontari (in dieci anni si sono alternate 121 persone e 127 hanno partecipato ai corsi di formazione per circa 1.200 ore in 10 anni e solo nel 2017 si possono contare circa 5.470 ore di volontariato), si muove in questo ambito. «Tre le direttrici fondamentali. Informazione verso l’esterno, formazione specializzata all’interno del reparto, assistenza al paziente e ai suoi familiari oltre al sostegno all’hospice di Bolzano». Siete soddisfatti dei risultati? «Certo perchè esiste una cultura più diffusa sulle Cure palliative, ma resta ancora molto da fare per offrire un’assistenza globale alla persone. Esiste un hospice, è vero, che è rimasto all’interno dell’ospedale anche se noi ancora nel 2010 avevamo raccolto 25 mila firme per realizzare una struttura dedicata, pensiamo al nuovo hospice di Trento “Cima Verde”... E poi è vero sono stati fatti importanti passi avanti perchè è stato è istituito il servizio di palliative domiciliari ma è stato fatto con meno risorse di quante servirebbero». Massimo Bernardo, anima e cuore dell’hospice, ringrazia e rilancia. «L’associazione ha ideato e realizzato molte iniziative e l’entusiasmo che muove i volontari è straordinario, in un’epoca in cui donare il proprio tempo per aiutare gli altri facendosi carico della loro vulnerabilità non è affatto scontato». Sono passati dieci anni dalla legge 38 che ha definito le cure palliative un diritto dei cittadini - dice - e molto è stato costruito in questi anni dalla Asl. «Oggi questo diritto è garantito ad una elevata percentuale di persone e si sta lavorando anche alla realizzazione di un centro dedicato ai bambini. Ma la popolazione invecchia, le malattie croniche inguaribili aumentano e le persone che avranno necessità di palliative, secondo le stime dell’Oms, saranno in Alto Adige oltre 3000 all’anno. Il personale attualmente attivo non potrà fare fronte a questo enorme aumento di richieste di intervento. Per rispondere ai bisogni dei malati sarà necessario che vengano istituiti nuovi posti in organico per medici e infermieri specializzati per rinforzare i servizi esistenti e crearne di nuovi negli ospedali che oggi ne sono sprovvisti. E sarà necessario che ai posti letto in hospice disponibili a Bolzano ed a Merano si affianchi una analoga struttura per Bressanone e Brunico e ancora che su tutto il territorio si realizzi, con risorse appropriate, una rete di assistenza che affianchi i medici di medicina generale e gli infermieri dei distretti per garantire cure domiciliari. “Il Papavero” - conclude il medico - ha fatto tantissimo in questi anni ed ha ancora molto lavoro da fare, ma la gentilezza che leggo ogni giorno sul volto e nei gesti di tutti i volontari è la vera speranza per un futuro migliore».















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