Uno sconfitto, tre vincitori e il colpaccio di Svp e Pd

La coalizione che guida la Provincia ha retto bene in tutta la regione, ma i Verdi sono pronti a dire la loro e i grillini volano anche in Alto Adige


di ALBERTO FAUSTINI


Il popolo è sovrano. E il popolo ha scelto. Inutile girarci intorno: in Italia i vincitori - il che procurerà qualche problemino - sono tre: Bersani, perché ha comunque retto; Berlusconi, perché è il Lazzaro della politica che risorge come se niente fosse ogni volta che lo si dà per morto; Grillo, che è riuscito a parlare ad un pezzo importante del Paese che non si è mai sentito ascoltato.

Lo sconfitto - anche se il suo risultato personale non era scontato - è uno: Mario Monti. In altre condizioni, oggi sarebbero tutti ai suoi piedi per chiedergli di guidare una coalizione di larghe intese capace di portare l’Italia fuori dalla crisi. Ma ora gli faranno tutti una pernacchia, perché non è riuscito a stare sopra le parti e perché ha dilapidato in pochi mesi una credibilità nazionale e internazionale che avrebbe potuto far fruttare in ben altro modo. C’è anche un grande assente: Matteo Renzi.

Chi non ha avuto coraggio di puntare su di lui, rinnovando la politica e il Paese - offrendogli fin dal principio, come si fa in America, un ruolo di primissimo piano - oggi può solo piangere sul latte versato. In Alto Adige gli elettori - chiudendo un occhio sugli ultimi scandali veri o presunti - hanno premiato la maggioranza che ha governato la Provincia: comunque la si voglia leggere, Svp e Pd hanno vinto.

La Svp ha capito che doveva sposarsi con il Pd e digerire un Palermo (ora senatore), che rappresenta, insieme, l’italiano per antonomasia (sin dal cognome, che nemmeno Bonvi storpierebbe in “Palermen”) e l’altoatesino moderno, colto, poliglotta, in grado di parlare in tedesco ai tedeschi, in italiano agli italiani, in inglese agli inglesi (e forse anche per questo non insegna, come sarebbe logico, nella libera Università di Bolzano, ma in Italia, a Verona...)

Il Pd bolzanino ha capito che per vincere si dovevano salvaguardare il quadro nazionale (per tentare di far vincere Bersani), il quadro provinciale (che non va mai dato per scontato) e persino il quadro regionale (con un non facile equilibrio fra trentini e altoatesini). Manca il quadro comunale, che resta aperto, perché è verosimile che nel giro di pochi giorni il sindaco di Bolzano Spagnolli comunichi di voler scendere in campo alle provinciali, aprendo una falla (per non dire una voragine) non proprio di poco conto.. Ma mandare a Roma Gianclaudio Bressa - che tutti vedono alla guida della commissione affari costituzionali - e Luisa Gnecchi (anche se il suo ritorno, a tarda notte, non era ancora scontato) vale comunque una discussione sul futuro del capoluogo.

Svp e Pd, comunque, hanno capito che per fare due passi avanti se ne può fare uno indietro. Una risposta pesante anche per chi temeva che la vicenda Sel e l’inchiesta sui fondi riservati del presidente Durwalder tarpasse le ali della Svp.

Questa terra non è comunque impermeabile. Lo dimostra il grande successo di Grillo (notevole soprattutto nelle città e considerevole nel vicino Trentino). Qui ci sono poi due variabili: quella verde, visto che il movimento di Langer tiene ancora bene e si candida ad avere un ruolo anche in Provincia e quella dellaiana più che montiana. L’ex governatore del Trentino, forte di 25 anni di governo, ha infatti trascinato il movimento dell’attuale premier ad un risultato importante.

Ma Monti pensava di raccogliere molto di più: alcuni italiani gli hanno comunque dato fiducia; i più non hanno però capito le sue giravolte e non hanno tollerato la violenza verbale (non sua) e la spocchia (tutta sua) di cui ha riempito gli ultimi giorni di campagna elettorale, mal consigliato anche da un guru che sta all’Italia come Maradona sta ad Equitalia e che pensava di trasformare Monti in Obama. O viceversa, non s’è ben capito.

Il laboratorio dell’autonomia, in tutti i casi, ha retto. E le vittorie dei tre senatori della Svp, dei tre deputati della medesima Stella alpina (che forse diventeranno quattro con l’autonomista trentino Ottobre), unite ai successi dei trentini Panizza, Fravezzi e Tonini stanno lì a dimostrarlo.

Tornando a Grillo, va detto che il trionfo dei “cinquestellati” ha sorpreso solo chi alle piazze preferisce i palazzi e fatica ad annusare l’aria che si respira nello Stivale. Grillo è forte in Trentino ed è forte nell’Alto Adige italiano. Un messaggio chiaro a chi ragiona con schemi ormai stracotti, anche in vista delle Provinciali.

Va detto - prima di fare altre considerazioni per così dire regionali - che il voto di ieri ha cambiato la storia del Paese: i consensi del Movimento cinque stelle non si possono infatti considerare solo frutto della protesta. Sono un messaggio - trasversale e per questo più difficile da trasformare in energia positiva - e insieme una richiesta: di cambiamento, prima di tutto. Dunque - anche se si parte in salita - è lecito attendersi un governo di centrosinistra aperto al contributo degli “stellati”: la Sicilia di Crocetta insegna che è possibile. E forse è l’unico modo per mettere insieme - sulle cose concrete, a cominciare dalla riforme di cui il Paese ha un gran bisogno - esperienza e voglia di voltar pagina. Il popolo sovrano ha detto esattamente questo, facendo fuori un po’ di elefanti della politica e semplificando un quadro che una legge elettorale da terzo mondo rende comunque indigeribile. A Roma andrà solo un deputato “stellato” eletto qui. Ma il risultato è comunque pesante.

Sul fronte locale, va detto anche che un centrodestra credibile - che mentre scriviamo ha la certezza di mandare a Roma solo Biancofiore e, in Trentino, il senatore Divina (coi resti)- avrebbe provato, se non a vincere, almeno a perdere decentemente. Invece s’è autodistrutto: soprattutto a Bolzano, dove, di questo passo, ci saranno più anime che elettori.

Forse per la prima volta, la compagine parlamentare del Trentino Alto Adige potrà comunque cercare di giocare un’unica partita a Roma: tutti insieme (partita che dovrebbe interessare anche Biancofiore e Divina, visto che è qui che sono stati eletti) non per difendere o per salvare l’autonomia, ma per ridisegnarla, in un’Italia europea, che non può permettersi di tornare a votare tra qualche mese. Un’Italia che deve varare riforme credibili, a cominciare da quella elettorale, e che deve cercare di guardare oltre il proprio naso.

@albertofaustini

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