Valente: Mayr-Nusser, un “no” politico e religioso

Il direttore della Caritas: «Certamente il suo fu un atto politico e di resistenza al totalitarismo. Il vangelo per lui doveva farsi azione concreta nella società»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Paolo Valente dice di Josef Mayr-Nusser, detto "Pepi", che è una «pietra d'inciampo». Lo è per i sudtirolesi, la sua gente. Ma anche per tutti noi. Come le pietre poste davanti alle case degli ebrei deportati e mai più tornati. Ci fa inciampare, interrompe le certezze. Le fa cadere, stramazzare al suolo. Ricordano e ci fanno sentire a disagio. «Ma l'Alto Adige-Südtirol ci ha messo 70 anni per ridargli piena cittadinanza. È dovuta cambiare una generazione. Morire quelli che hanno vissuto quei tempi. E per i quali Mayr-Nusser era un esempio troppo lampante di quello che avrebbero potuto fare o essere e non hanno fatto...». Paolo Valente è un giornalista. E , da qualche tempo, direttore della Caritas Diocesana. Ma scrive, soprattutto. E dunque ha scritto un libro su Mayr-Nusser ("Fedeltà e coraggio", edizioni Alphabeta, 93 pagine , 10 euro). Ci ha vissuto insieme per mesi.

Perché è una pietra d'inciampo?

Ricorda una storia scomoda.

Per chi?

Per la gente di questa terra. Leggerlo vuol dire aprire delle ferite. Farci vedere in modo chiaro gli errori commessi da una intera generazione. Che in nome dell'unità etnica ha scelto la dittatura.

E gli italiani?

Ecco, voglio essere onesto. Gli italiani in Alto Adige non sono stati mai costretti a fare scelte dolorose. I sudtirolesi dovevano optare. Non potevano farne a meno. Gli italiani invece sì. I sudtirolesi sono stati arruolati a forza in corpi speciali. Qualcuno, molti, ci sono andati convinti. Tanti altri perché dire no voleva dire morire. Ecco, è facile giudicare...

Ma Mayr-Nusser ha detto no al giuramento a Hitler.

Al mondo ci sono gli eroi e i santi.

E Josef sarà beato...

Perché ha testimoniato. Ecco la scelta.

Oggi si dice: è stata una scelta solo di fede o anche politica?

Le due cose sono inscindibili.

Il direttore dell’Archivio storico di Bolzano Hannes Obermair dice che è una scelta resistenziale...

Assolutamente sì. Ma cosa significa Resistenza?

Dica...

Innanzitutto informarsi, parlare con i propri compagni. . Cercare la verità nella propria coscienza di uomo oltreché che di cristiano. Questa è una prima forma.

Lo è quando il regime ti proibisce di farlo.

Appunto. Era vietato "parlare di politica" nei bar dell'Italia fascista. E anche qui coi nazisti.

Informarsi è uno sforzo?

Lo è assolutamente. Ad esempio: “Mein Kampf”, il libro di Hitler era in mano a tutti. Bastava leggerlo per capire.

E molti invece si sono giustificati: non sapevo, non vedevo...

Invece Mayr Nusser con i suoi azionisti cattolici l'ha letto. E lo ha letto con la coscienza vigile. Questa non è trasgressione, è opposizione. E la sua non lo è stata in senso solo religiosa.

Scelta politica perché umana?

Perchè individuale. Nusser, nelle sue lettere, attacca il "culto del capo". Ne scrive come di una idolatria. E parla alla sua coscienza perché cristiano, parte da Dio ma il vangelo, per lui, deve entrare nella società. Nella "polis". Farsi azione. E così diventa politica. Perchè altrimenti rimane chiusa in noi.

E poi la resistenza deve passare dall'individuale al pubblico.

Ecco l'altro passaggio. Nella Lega Andreas Hofer, l'attività è collettiva. Si parla, si discute. Nel '39 non è esplicita ma poi lo diventa. Si evolve in una forma palese di resistenza. La prima in Alto Adige. E nasce nel mondo cattolico, questo è evidente. E via via raccoglie nelle sue attività uomini importanti come il canonico Gamper e anche Volgger, Egarter...

E poi Mayr-Nusser la traduce in resistenza vera, pubblica. E lo fa proprio sotto le armi.

Il suo "no" avviene nel corso di un giuramento collettivo. Più pubblico di così...

Ecco lo "scandalo" evangelico, no?

C'è tutto. I compagni lo ascoltano inorriditi. Sanno cosa rischia lui e loro.

Perché questo silenzio per 60 anni sulla sua figura?

Prima i coetanei che volevano dimenticare. Poi la politica del dopoguerra. Da parte dei partiti tedeschi c'è stata la scelta esplicita di non rompere l'unità del gruppo etnico. C'erano le bombe, gli accordi in costruzione. Così Mayr-Nusser è stato rimosso.

E invece lui cosa scriveva dei "gruppi etnici"?

Parla esplicitamente del gruppo etnico che non deve mai venire prima dell'individuo. Le sue parole sono tutte di critica all'ideologia del "sangue e suolo.

Nusser è memoria che si fa condivisa, per il passato. Ma il presente?

Lo stesso. La sua lezione è: mai farsi massa, seguire le mode, i flussi. Ragionare come individui. Oggi il male è più subdolo. Si insinua ovunque. Ieri c'erano pochissime informazioni e lo sforzo era nello sfruttare le poche a disposizione...

Ora è il contrario?

Lo sforzo risiede nel selezionarle. Filtrarle. Abbiamo davanti il diverso, i migranti, il mondo che cambia. Ma noi siamo in grado di restare individui. Lui ci ha detto come.

E noi non siamo costretti a essere eroi...

Ma a fare fatica sì.

Dove ha scritto il libro?

Ad Assisi. L'anno scorso. Avevo bisogno di quiete e così sono finito in un convento di suore.













Altre notizie

immagini

Il 25 aprile a Bolzano ha anche il volto dei giovani "resistenti"

Dal corteo alle celebrazioni: ecco le foto. La giornata si è articolata in diversi momenti partendo dal palazzo municipale, quindi in via dei Vanga, a Parco Rosegger - via Marconi, al cimitero civile d'Oltrisarco e cimitero ebraico, in via Volta, via Siemens, passaggio della Memoria (via Resia), con l'intervento delle autorità. Quindi piazza IV Novembre e piazza Adriano (foto DLife)

Attualità