«Vento da Est»: l’esodo raccontato da una bolzanina  

Nel libro della traduttrice Lorenza Bonetti la fuga dall’Albania degli amici Malèn e Artan


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «L’idea mi frullava in testa da tempo, ma a frenarmi era il ricordo dell’insegnante del liceo che mi diceva che la scrittura non era proprio il mio forte. Poi, qualche anno fa, mentre ero in montagna, ho visualizzato la scena: c’era la madre di Ardian che lo salutava mentre, in fuga dalla dittatura scappava dalla sua terra, diretto in Italia. Con sé non aveva niente, se non la speranza di ricominciare sull’altra sponda dell’Adriatico una nuova vita. Immaginando il dolore di quella donna, mi sono emozionata e ho deciso di scrivere». Lorenza Bonetti, bolzanina, è l’autrice di “Vento da Est”, che verrà presentato sabato 1º dicembre alle 10.30, presso la libreria Cappelli di piazza Vittoria.

Grande amante dei viaggi e titolare assieme ad un socio di una agenzia di traduzioni, si è appassionata alla storia politica e sociale dell’Albania innamorandosi, dodici anni fa, di Ardian, originario di Tirana, oggi titolare a Bolzano di una ditta specializzata in impianti elettrici. Nel libro Ardian è Malèn.

L’altro protagonista è Artan, ma il suo nome vero è Tritan, anche lui molto conosciuto a Bolzano. Con loro avrebbe dovuto esserci Saimir che però ha perso la nave e non è mai partito.

«Il libro - spiega l’autrice - è il racconto, in forma romanzata, del dramma purtroppo vero, vissuto da un popolo costretto a scappare dalla propria terra. Ma vuol essere anche un messaggio di speranza per i migranti di oggi». . Il grande esodo. Il 6 marzo del ’91 sulla nave “Legend” Ardian e Tritan sono saliti davvero: amici inseparabili sin da bambini, sono nati e cresciuti a Tirana sotto il regime comunista. Quando decidono di scappare sono poco più che ventenni. Il loro futuro lo vedono in Europa e in particolare in Italia, perché la “terra promessa” è dall’altra parte dell’Adriatico e perché conoscono il nostro Paese dalla televisione che ha “insegnato” loro anche la lingua.

Appena le rivolte di piazza fanno cadere il regime, i due amici partono da Tirana. «Quando siamo saliti sul treno - hanno raccontato all’inizio dell’anno in occasione della mostra fotografica “Quando approdarono gli albanesi” in Alto Adige - ci siamo voltati di spalle per non far vedere le lacrime ai nostri genitori che ci salutavano. Abbiamo pianto fino al porto di Durazzo. Lasciavamo tutto, l’unica forza che avevamo era la nostra determinazione».

In tutto sono 27 mila le persone che, quel giorno di 27 anni fa, prendono d’assalto mercantili e imbarcazioni di ogni tipo. È un esodo biblico.

In seimila, stipati come sardine, si ritrovano sulla “Legend”, una vecchia carretta arrugginita che trasportava cemento.

La storia. Mare in tempesta, onde alte come palazzi, la nave che va su è giù e avanza a fatica. Gente che vomita, gente che piange, gente che prega e bestemmia. Dodici ore di inferno per coprire poche miglia. La “Legend” approda a Brindisi. Con il suo carico di uomini, donne e bambini diventa il simbolo della fuga degli albanesi. Il resto è storia.

Nel libro Malén resta a Brindisi dove si innamora della volontaria che insegna italiano ai migranti albanesi; Artan invece finisce a Torino.

Nella realtà entrambi vengono trasferiti a San Candido e poi arrivano a Bolzano.

«In questi anni - racconta Bonetti - Ardian mi ha parlato tante volte della giovinezza iniziata in Albania e poi improvvisamente interrotta dalla decisione di partire. Le difficoltà incontrate, nel nostro Paese, non sono state poche. Hanno dovuto fare i conti con la forte diffidenza iniziale di una parte della popolazione ad accettare i nuovi arrivati. Ma hanno incontrato anche tante persone che li hanno aiutati. È successo a Brindisi come a Bolzano. Nella nostra città in particolare una persona ha messo a disposizione di Ardian un piccolo locale e lui l’aveva trasformato nella sua “casetta”. Il mio libro vuol essere innanzitutto un messaggio positivo per i migranti di oggi e per noi che abitiamo qui, purché si impari a guardarli senza pregiudizi. Ardian e Tritan, come altre migliaia di albanesi, sono stati semplicemente dei precursori rispetto ai migranti di oggi».

Il messaggio. In realtà, Lorenza Bonetti non aveva mai pensato che “Vento da Est” sarebbe arrivato un giorno in libreria: «Il testo l’ho scritto alcuni anni fa e poi ho stampato una decina di copie che ho regalato agli amici. Successivamente il libro, che non vuol essere una storia d’amore ma sull’amore, è vissuto di vita propria. È arrivato in Sardegna da Mario Borghi, agente letterario, che mi ha aiutato a pubblicarlo».

La ricostruzione della storia dell’esodo degli albanesi, all’inizio degli anni ’90, fatta solo in parte attraverso le testimonianze di Ardian e Tritan, ha consentito all’autrice di conoscere il Paese delle aquile.

«L’Albania - dice - è un Paese affascinante, dove l’ospite è considerato sacro e io oggi, quando vado a Tirana - potrà sembrare strano - ma mi sento a casa. Il racconto romanzato di quella fuga, lontana ormai nel tempo, ha permesso ad Ardian e Tritan di riallacciare anche il legame, improvvisamente interrotto nel ’91 con Saimir, l’amico che avrebbe dovuto partire con loro ma che, per una serie di contrattempi, rimase a Tirana».















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