«Vicesindaco, nessun potere per Statuto» 

Francesco Palermo sul braccio di ferro tra Svp e Caramaschi: «Il tema è solo politico, non ci sono appigli giuridici»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Nella offensiva contro il sindaco Renzo Caramaschi sul ruolo del vicesindaco Christoph Baur la Svp si è appellata allo Statuto. «Lì c’è scritto chiaramente il ruolo del sindaco e del vice», ha detto l’Obmann cittadino Dieter Steger. La Svp chiede un maggiore coinvolgimento dei vicesindaco, intendendo forse una sorta di co-gestione. Di questo parleranno nel vertice di maggioranza previsto entro il fine settimana. Ma davvero questa rivendicazione può poggiare sullo Statuto di autonomia o sullo Statuto comunale? Risponde «no» Francesco Palermo. Nella veste di professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Verona ed ex senatore può attribuire alla legge ciò che è della legge e alla politica ciò che è della politica.

La Svp chiede al sindaco il rispetto dello Statuto, oltre che dei buoni rapporti tra alleati. Partiamo dal dato tecnico?

«Lo Statuto di autonomia prevede semplicemente che se in un consiglio comunale entrano almeno due eletti di un gruppo linguistico, allora quel gruppo ha diritto di essere rappresentato in giunta. Sul ruolo del vicesindaco va perfino peggio se leggiamo lo statuto comunale di Bolzano: il sindaco, tra l’altro, è il “capo dell’amministrazione comunale, promuove e coordina l'attività della giunta”. Il vicesindaco di Bolzano, sempre in base allo statuto comunale, rappresenta il sindaco in caso di assenza, deve appartenere a un gruppo linguistico diverso da quello del sindaco ed “esercita le competenze eventualmente delegate come assessore”. Insomma, il vicesindaco potrebbe anche non ricevere competenze e limitarsi a un ruolo di rappresentanza. Questo è tutto, se parliamo delle regole».

La Svp però rivendica un ruolo forte per il vicesindaco.

«Non esistendo un appiglio giuridico, il tema è tutto politico, di rapporto tra alleati, rientra in una normale dialettica tra partiti. Ciò che non va bene è il richiamo ai gruppi linguistici. Come ha detto Caramaschi, il sindaco è di tutti, e anche il vicesindaco».

È stato detto che il vicesindaco deve tutelare il gruppo tedesco e ladino.

«Se davvero fosse stato detto così, sarebbe un venire meno alle regole istituzionali: la tutela spetta ai pariti, non al rappresentante istituzionale. In questa polemica non dobbiamo dimenticare che siamo alla vigilia delle elezioni».

La Svp sta trasformando problemi politici o amministrativi in problemi etnici. Nel giro di poche settimane è accaduto con l’ospedale di Bolzano, con la nomina del Sovrintendente ai beni culturali e ora con i rapporti difficili tra il sindaco e il vice. Cosa ne pensa?

«La Svp alla vigilia delle elezioni ha sempre spinto sul pedale etnico, per compattare l’elettorato. C’è però un fatto nuovo e importante: il contesto è molto cambiato negli ultimi anni. La destra tedesca è sempre più forte. Non funziona più che la Stella alpina, rappresentante “universale” del gruppo tedesco, ogni tanto assesta un colpetto etnico... Quando lo fa ora, dà fuoco alle polveri. Politici come Oswald Ellecosa dicevano cose peggiori, ma le loro parole cadevano su un terreno meno infiammabile. La Svp si illude di frenare la fuga a destra, ma la sua azione finisce per portare voti a Stf e Freiheitlichen. Suggerirei una moratoria sui temi etnici».

Se la Svp rivendica il ruolo del vicesindaco, il gruppo italiano quale reciprocità potrebbe chiedere nelle cose provinciali?

«Nulla giuridicamente, abbiamo detto. Trattandosi di un tema squisitamente politica, dipende dal peso dei partiti. Ma la Svp non è nota per essere un partito campione di reciprocità».

Invece di maturare, l’Alto Adige sta regredendo nei rapporti tra gruppi?

«Voglio ancora pensare che nella società ci sia stato un miglioramento nelle relazioni. Dalla campagna elettorale mi aspetto il peggio. Apriamo gli ombrelli, fino a ottobre pioverà di tutto».

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