«West Nile, nessun rischio contagio» 

La primaria delle Malattie infettive: «Quello del paziente veronese era il primo caso, ma non è stato infettato in Alto Adige»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Non c’è alcun pericolo di contagio, perché il virus West-Nile non si trasmette da uomo a uomo. E comunque il paziente veronese di 64 anni, che si è sentito male mentre era in vacanza in Val Badia, non è stato infettato qui ma a casa sua. Per quanto ne sappiamo, al momento, in Alto Adige non ci sono zanzare infette da questo tipo di virus». Elke Maria Erne, primaria del reparto Malattie infettive dell’ospedale San Maurizio, spiega cos’è il virus West-Nile e quali possono essere le conseguenze nel caso in cui si venga punti da una zanzara infetta dopo che in Alto Adige, nei giorni scorsi, è stato diagnosticato il primo caso. Il paziente abita in Veneto dove finora sono stati registrati 84 casi, di questi 59 sono lievi, 24 gravi; tre le vittime. Persone infettate anche in Valle d’Aosta, Piemonte e poi nella zona di Ferrara e Bologna.

«Il 4 agosto il turista è arrivato in Val Badia dalla provincia di Verona per un periodo di vacanza. Già quel giorno ha iniziato a non sentirsi bene. Il 6 agosto, quando i sintomi - febbre, mal di testa e stanchezza - sono peggiorati, è stato ricoverato all'ospedale San Maurizio di Bolzano».

Quando si è capito che si trattava di un’infezione da West-Nile?

«Il paziente ha cominciato a mostrare i segni di una meningoencefalite (infiammazione delle meningi) e il 10 agosto è stato effettuato il test per il virus del West-Nile che ha dato esito positivo. Il paziente, dopo un primo ricovero nel reparto di Terapia intensiva, è stato trasferito all'ospedale Borgo Trento di Verona».

In questo caso le conseguenze della puntura di una zanzara infetta sono state pesanti.

«Sì, ma questo si spiega con il fatto che la persona è già affetta da diverse malattie croniche e di conseguenza ha il sistema immunitario indebolito».

Nel caso in cui ad essere infettata sia una persona senza particolari problemi?

«Le conseguenze sono, nella stragrande maggioranza dei casi, praticamente nulle».

E per chi non rientra nella “stragrande maggioranza fortunata”?

«Si calcola che circa un 20% manifesti sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito. Disturbi che in genere scompaiono nel giro di pochi giorni. Ovviamente, come nel caso del paziente veronese che è stato ricoverato in ospedale a Bolzano, nelle persone con patologie pregresse e difese immunitarie basse, le conseguenze possono essere più gravi: si va dalla febbre alta al mal di testa, a problemi importanti a livello neurologico come la meningoencefalite. Ma le situazioni gravi sono limitate a meno dell’1%delle persone infettate».

Cosa vi dà la certezza che il paziente non sia stato infettato in Alto Adige?

«Il decorso cronologico mostra chiaramente che il paziente è stato infettato dal virus quando si trovava ancora a casa sua, in Veneto, perché il periodo di incubazione è compreso tra 10 e 14 giorni. Lo ripet: per quanto ne sappiamo, ad oggi, in Alto Adige non vi sono zanzare infette da questo tipo di virus».

Come si trasmette?

«I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo».

Esiste un vaccino?

«No. Bisogna, nel limite del possibile, evitare le zone infestate dalle zanzare».













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