Padre solo con tre figli «piegato» dalla burocrazia 

Dapunt: «La multa da 247 euro mi ha messo in crisi, quella da 900 in ginocchio» «La seconda – 8 mesi dopo l’infrazione – perché non sono andato in caserma» 


di Luca Masiello


CHIUSA. Un uomo all’angolo della strada con la mano tesa che chiede l’elemosina può fare tenerezza o far scaturire della rabbia; genera comunque dei sentimenti forti, positivi o negativi che siano, ma quella persona ridotta a mendicare per strada è sempre per tutti un soggetto estraneo, estremamente lontano dalla “ricchezza” che ci circonda, quasi fosse un alieno. È l’immagine del povero, di colui che ha perso tutto, e chissà per quale motivo. Eppure i poveri sono fra di noi, e sono tanti: li chiamano “i nuovi poveri”, vittime di pur piccoli errori che oggi fanno rischiare loro una vita di stenti: sono cinquantenni che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione, padri divorziati, lavoratori con la partita Iva divorati dalle tasse e lavoratori quasi senza diritti.

Spesso il passo verso la “nuova povertà” può essere davvero breve, e la testimonianza di un cittadino di Chiusa che si è voluto esporre per raccontare la sua storia lo dimostra ampiamente: Norbert Dapunt è un padre di famiglia, vive da solo con i suoi tre figli, tutti e tre studenti, e provvede a loro con tutte le spese necessarie per la casa e con un mutuo da pagare. Di mestiere fa l’autista di camion per una ditta che si occupa della distribuzione in Alto Adige, e negli ultimi tempi gli è successa una disavventura che quasi come in un libro di Kafka rischia di mandarlo sul lastrico.

La sua vita non è facile, l’orario di lavoro è duro, lo stipendio gli basta appena per riuscire a sopravvivere dignitosamente. Le spese di viaggio per recarsi al lavoro non gli vengono rimborsate, né tantomeno il pranzo, che compra nei negozi e nelle trattorie lungo il tragitto. «Purtroppo riesco a coprire solo tre settimane su quattro e l'ultima settimana sono costretto a ridurre all'osso la spesa garantendomi il minimo come il gasolio per l'auto per poter prendere i ragazzi alla stazione, da scuola e per recarmi al lavoro», spiega.

Qualche tempo fa, però, ha inizio la sua Odissea: era in ritardo per recarsi al lavoro in tempo per le sei del mattino, e nella fretta ha commesso tre infrazioni. «Colpa mia, me lo sono meritato – confessa – ho pagato il debito entro i primi cinque giorni e quei 247 euro mi sono stati decurtati dal budget, e fin qui tutto normale».

Passano poi ben otto mesi, e nella cassetta delle lettere del signor Dapunt arriva la notizia che non avrebbe mai sperato di leggere: «Mi sono arrivati tre verbali con tre importi di 298.66 euro ciascuno, che moltiplicati per tre fanno quasi 900 euro. Non riuscivo a capire il motivo, poi ho scoperto che la causa è stata nella mia dimenticanza a presentarmi entro i 60 giorni alla stazione dei carabinieri di Bressanone per dare le mie generalità. Ma questo non cambia il fatto che non riuscirò mai a saldare questi importi in tempo: l’importo corrisponde alla spesa alimentare mensile per la mia famiglia».

Così si è rivolto al Commissariato del Governo di Bolzano per chiedere almeno una rateizzazione della multa, ma la legge parla chiaro a riguardo: «Mi hanno detto che ha diritto al dilazionamento del pagamento solo chi ha un reddito inferiore a 10mila euro annui – spiega – e io purtroppo non rientro in questa fascia perché lavoro tutto l’anno».

Una cifra enorme, per lui, che lo costringerà a immensi sacrifici solo per una dimenticanza: «Non si può creare la povertà in questo modo - conclude sconsolato - deve esserci una via per riuscire a ridurre questo danno assurdo».















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