GIUSTIZIA

Carceri: a Trento tre suicidi, a Bolzano sovraffollamento

Dati tutt'altro che confortanti per le due strutture penitenziarie sul territorio



TRENTO. Il carcere di Trento, con capienza regolamentare di 418 posti e tollerabile di 439, nell'anno 2017-2018 ha fatto registrare la presenza media di 320 detenuti, comunque superiore ai 240 concordati tra la Provincia e il ministero. Si tratta comunque di una diminuzione del 6,43% rispetto all'anno precedente. I dati sono stati forniti dalla presidente della Corte d'appello di Trento, Gloria Servetti, all'inaugurazione dell'anno giudiziario, che ha evidenziato come si sia verificato nel periodo un suicidio e e che invece nella fine del 2018 ce ne sono stati altri due. Ha parlato quindi della «necessità di approfondirne le ragioni e di eventualmente rivisitare con impostazione critica e programmatica la reale adeguatezza quantomeno dei servizi di sorveglianza, come noto in sofferenza a causa dell'esiguità dei contingenti di polizia penitenziaria. A Bolzano, che ha una capienza di 87 detenuti, erano presenti 90 detenuti, è stato segnalato il "sostanziale sovraffollamento".

"È rimasto inalterato - ha detto poi - il problema della vetustà dell'immobile, nonostante i risalenti accordi intervenuti tra il ministero della giustizia e la Provincia di Bolzano per la predisposizione di una nuova struttura, che avrebbe dovuto essere consegnata già nel 2016, mentre ancora oggi non sembra possibile neppure azzardare una qualsiasi previsione".

Di carcere ha parlato anche il procuratore generale, Giovanni Ilarda, che ha ricordato la rivolta del 24 dicembre scorso. "Un episodio gravissimo che ha provocato feriti e causato danni ingenti ad un complesso fra i più moderni d'Italia e che non ha avuto conseguenze più gravi solo per la capacità e la prontezza delle forze di polizia e di chi le ha dirette e grazie allo straordinario e personale intervento del Commissario del Governo". Ma ha anche spiegato come "il supporto dell'Amministrazione provinciale è stato decisivo per porre termine ad uno spettacolo non degno di un Paese civile, la traduzione dei detenuti con i ferri ai polsi nella pubblica via, una mortificazione inaccettabile della persona ed un pericolo evidente per la sicurezza pubblica". 













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