Centro accoglienza, esempio d’integrazione 

Tutti i 52 ospiti della struttura di Laives lavorano o seguono corsi professionali. «Ringraziamo la città»



BOLZANO. A poco più di un anno dalla sua apertura il Centro di accoglienza di Laives, gestito dalla cooperativa sociale “River Equipe” in collaborazione con l’Associazione Volontarius, ha raggiunto l’ambito traguardo della “piena occupazione”. Infatti tutti i 52 ospiti della struttura, coordinata da Fabrizio Bissacco, svolgono un lavoro o stanno seguendo corsi professionalizzanti. Nel dettaglio 45 persone richiedenti asilo sono occupate in attività lavorative di queste 16 sono impegnate nella raccolta delle mele nel comprensorio della Bassa Atesina oltre che a Cornaiano ed a Bolzano, gli altri operano nel settore della ristorazione, come operai generici, lavapiatti e tutto fare, nei settori della logistica e magazzino, in alcuni supermercati e nell’ambito delle imprese di pulizia. Secondo Fabrizio Bissacco dagli imprenditori locali viene particolarmente apprezzata la loro buona volontà e la grande voglia di lavorare ed impegnarsi.

Le restanti sette persone sono occupate in progetti di volontariato tra i quali anche il mantenimento dell’orto realizzato dagli ospiti del Centro di accoglienza con la collaborazione con la Scuola agraria di Laives e di Laimburg. L’obiettivo di questo inserimento lavorativo è il raggiungimento di un’autonomia economica e sociale che permetterà loro la ricerca consapevole di un alloggio e la conseguente uscita dal progetto di accoglienza. Al termine della stagione agricola, 24 persone saranno occupate in corsi del Fondo Sociale Europeo. Si tratta di iter formativi per aiuto cuoco, logistica e magazzino e cura del verde. Si tratta di corsi di perfezionamento professionalizzanti che avranno la durata complessiva di cinque mesi, suddivisi in diversi moduli tra i quali sono previsti stage e tirocini presso le aziende locali. Altri hanno partecipato al progetto “hamet2f”, organizzato dalla Provincia con la collaborazione della cooperativa sociale “Akrat”, con l’obiettivo di valutare le competenze specifiche di ogni singolo migrante per poterlo inserire al meglio in un percorso individuale di integrazione. I Paesi di provenienza sono Bangladesh, Pakistan, Nigeria e Gambia, Nepal, Senegal, Togo, Tunisia, Iraq e Costa d’avorio. Un’attenzione particolare viene dedicata dall’equipe del Centro al percorso formativo delle persone ed alle capacità evidenziate nel corso delle varie attività svolte. «I lusinghieri risultati sinora ottenuti sono anche il frutto del fattivo clima di collaborazione instaurato sin dall’inizio dell’attività con la Provincia, la Comunità comprensoriale, le imprese locali, le associazioni e la cittadinanza nel suo complesso - spiega Bissacco -. Grazie a questa proficua collaborazione già oggi alcuni degli ospiti, dopo aver ricevuto una risposta positiva alla loro richiesta di asilo, sono usciti dal progetto e conducono una vita autonoma ed indipendente». L’equipe del centro, guidata da Fabrizio Bissacco, è composta dagli operatori Francesca Carraro, Radia El Bouhali, Andrea Filippo Riccardi e Tritan Myftiu, nonché dai custodi Franco Romanelli e Faisal Hassan Mohamed. (bc)













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