L'APPELLO

Le associazioni sociali altoatesine: "Lasciateci lavorare, la burocrazia ci lega"

Un movimento di 3000 volontari e 48.000 associati, che segnala una "crescente marginalizzazione e rifiuto di persone in difficoltà". Poi un richiamo politico: "La mentalità di 'America first' penetra nella nostra vita quotidiana e minaccia i valori fondamentali della nostra società"



BOLZANO. «Facciamo del bene. E a noi piace farlo. Ma lasciateci lavorare». L'appello arriva in occasione dell'Assemblea generale di venerdì 22 marzo 2019 presso la Camera di Commercio di Bolzano, dove i delegati delle 59 organizzazioni associate hanno sottolineato come l'impegno volontario venga sempre più rallentato. «L'eccessiva burocrazia sta rovinando impegno e gioia nel farlo. Le organizzazioni non profit in realtà vogliono solo fare del bene. E concentrarsi sui loro compiti principali: aiutare le persone».

Le associazioni rappresentano 3000 volontari e 48.000 associati, e segnalano una «crescente marginalizzazione o rifiuto di persone che cadono fuori norma a causa della loro storia, della loro origine o della loro situazione di vita. L'obiettivo è quello di ridurre pregiudizi e paure, di colmare le lacune informative e di coinvolgere tutti nel partecipare a un'ampia responsabilità sociale comune».

«Viviamo in un'epoca in cui molte cose sono messe in discussione. La mentalità di 'America first' sta sempre più penetrando nella nostra vita quotidiana, minaccia valori fondamentali della nostra società apparentemente irrevocabili ed esprime soprattutto la perdita di un approccio basato sulla solidarietà. Solo una cooperazione rispettosa è una garanzia per il futuro. Ci battiamo per questo con il nostro lavoro giorno dopo giorno», ha sottolineato il presidente della Federazione, Martin Telser, durante l'assemblea generale.

E la vicepresidente, Dorotea Postal, ha aggiunto: «Nessuno può gestire la sua vita da solo e nessuno può ignorare la società in cui vive. Chiunque pensi solo a se stesso, alla fine rimarrà solo. Dobbiamo pensare sempre anche alle generazioni future».













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