Giardini privati, dal 2001 uno su tre è scomparso 

Pronta la bozza del piano paesaggistico per porre un freno all’urbanizzazione Più tutele per il verde agricolo e due nuovi biotopi, a Lazago e castel Verruca 


di Simone Facchini


MERANO. Da inizio millennio, un terzo dei giardini privati della città ha perso i requisiti per meritarsi di essere tutelato, perché edificato o comunque perché ha perso la propria “rilevanza paesaggistica”. Emerge dalla bozza del piano del paesaggio con il quale l’amministrazione vuole porre un freno all’urbanizzazione di Merano, con l’obiettivo di preservare la caratteristica di città-giardino che negli anni ha subìto un assedio. Un percorso già in atto, e partito proprio guardando ai privati: di recente è stato modificato il regolamento edilizio al fine di tutelare maggiormente l’apparato radicale delle piante e favorisce nuove piantumazioni nei giardini delle case.

L’erosione di verde urbano si era evidenziata già l’autunno scorso, alla presentazione della prima stesura del piano paesaggistico che, dopo un anno di limature apportate con il coinvolgimento degli addetti ai lavori, verrà ora sottoposto alle osservazioni dei meranesi. Il primo piano di questo genere risale al 1982, parzialmente rielaborato nel 2011. Ma se nel 2001 i giardini privati degni di tutela erano 210, nel 2012 un’indagine dell’Ufficio provinciale per l’ecologia ne ha contati 150. Con una perdita di quasi il 30%.

Evidentemente le norme lo hanno permesso. Il Comune ha così deciso di correre ai ripari. In una nota, ieri l’assessora all’ambiente e all’urbanistica Madeleine Rohrer ha anche annunciato la proposta al consiglio comunale di prevedere in futuro l'obbligo di presentare, per aree edificabili di oltre 2.500 metri quadri, anche un Piano del verde. La collega di giunta Gabriela Strohmer, con deleghe su agricoltura e verde pubblico, ha aggiunto che «le aree verdi e quelle edilizie in centro urbano sono rare e di dimensioni limitate. Per garantire a Merano un futuro di città-giardino e impedire l'edificazione in aree agricole è necessario un Piano che preservi il verde urbano e i sentieri esistenti, ma anche quelli in progetto».

Nuovi paletti sono dunque previsti anche per il verde agricolo. Le fasce protette di vigneti e meleti già presenti, per esempio, su monte Benedetto e Quarazze, saranno estese in parte sul fondovalle e costituiranno un confine della città edificata. Verrà così creata un'ampia cintura verde fra la zona artigianale di Maia Bassa e Sinigo. Nelle zone protette sono possibili solo interventi di ampliamento degli edifici e dei masi già esistenti, ma non sono permesse nuove costruzioni.

La bozza del piano paesaggistico prevede inoltre la classificazione di nuovi monumenti naturali. Si tratta di beni naturali che si distinguono per vetustà, dimensione, genere, grandezza e importanza sotto il profilo paesaggistico e nella loro funzione ecologica. Fra gli alberi ai quali verrà affissa la targhetta di monumento naturale figurano una siepe di bianscopino in via Wolf, un platano e un cedro dell'Atlante cresciuti rispettivamente davanti e alle spalle dell'ospedale, un cedro del Libano presente a Borgo Andreina e un faggio rosso a Maia Bassa. I proprietari degli alberi classificati come monumenti naturali possono contare - per la cura e la manutenzione delle piante - sulla consulenza specialistica e sul sostegno economico da parte dell'Ufficio provinciale per l'ecologia del paesaggio. Sono poi previsti due nuovi biotopi: uno nella zona ricreativa di Lazago e caratterizzato dal suo bosco umido, che offre riparo a uccelli e piccoli animali, l'altro invece, di circa 3.000 metri quadrati, situato a nord di castel Verruca e dotato di uno stagno e di un fitto cespuglieto.













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