Intesa Solland, la Cgil saluta «un grande risultato»

Merano. “È stata un’operazione di squadra che ha portato a un grande risultato, a una vittoria”. Stefano Parrichini, segretario Filctem Cgil, è soddisfatto il giorno dopo l’accordo che ha garantito...



Merano. “È stata un’operazione di squadra che ha portato a un grande risultato, a una vittoria”. Stefano Parrichini, segretario Filctem Cgil, è soddisfatto il giorno dopo l’accordo che ha garantito alla Solland di Sinigo una proroga vitale per alimentare i piani di rilancio attraverso l’acquisto da parte della società qatariota Bts.

“Tutti gli obiettivi sono stati raggiunti – riassume Parrichini – I posti di lavoro locali sono stati garantiti e inquadrati nel contratto del settore chimico, la sicurezza dello stabilimento anche è un traguardo rispettato e i lavoratori, finalmente, hanno avuto la soddisfazione di confrontarsi, di vedere davanti a loro tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda. Un faccia a faccia che era mancato”.

Il faccia a faccia che ha innescato anche la tensione, l’altra sera nel piazzale davanti alla fabbrica. Che ha fatto alzare i toni delle urla all’arrivo di Arno Kompatscher e delle altre autorità provinciali. “Si sarebbe potuto evitare di arrivare all’ultimo minuto – osserva Parrichini – e i problemi probabilmente non ci sarebbero stati: si sapeva che non c’erano gli operai da mettere lì per rispettare i parametri della sicurezza, semplicemente si è dato per scontato che, come sempre, i lavoratori della Solland avrebbero fatto tutto”.

Per Parrichini “non è il momento di spartirsi gli onori”, ma qualche merito al sindacato il segretario della Filctem lo vuole sottolineare: “Su pressione del sindacato – dice – è stato aperto un altro tavolo per dare più tempo alle trattative e, anche se non era di nostra competenza, abbiamo voluto verificare con l’azienda incaricata dalla Provincia se c’erano i lavoratori da mettere nei posti designati, se c’erano le condizioni e i termini contrattuali per poter operare”.

Il tempo era poco, “il 31 maggio i contratti erano in scadenza – continua Parrichini – e fino al 31 dalla Provincia non sono arrivate risposte. I lavoratori erano chiaramente arrabbiati: era come se ci si aspettasse da loro che continuassero a garantire uno stabilimento che si stava per chiudere, come chiedere a qualcuno di segare il ramo su cui sta seduto. Si sono sentiti presi in giro: chiamati a mantenere la sicurezza della fabbrica senza garanzie sul loro futuro”.

Tutto questo si è riversato nel confronto teso davanti alla fabbrica. Parrichini riepiloga i contatti con la protezione civile e il curatore fallimentare in una corsa contro il tempo per definire nuovi contratti, garantire sicurezza e spiragli di rilancio per l’impianto, per alimentare il dialogo con la politica. Alla fine è “contentissimo del risultato: i lavoratori sono stati compatti e 80 persone con le loro famiglie adesso, nonostante il silenzio di chi doveva intervenire prima, hanno una speranza concreta per il futuro”.

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