Kaser: «Per il clima Merano si impegna, ma non abbastanza» 

Il progetto. L’intervista degli studenti della prima B del Beda Weber Il glaciologo meranese chiede maggiore incisività agli amministratori



Merano. Rispetto ai cambiamenti climatici Merano si sta impegnando, ma non a sufficienza. A dirlo è Georg Kaser, glaciologo meranese di fama internazionale. Fra l’altro collaboratore del consiglio per l'ambiente dell’Onu quando nel 2007, assieme ad Al Gore, l’organismo venne insignito del premio Nobel per la pace. A intervistarlo è stata la classe prima B del liceo linguistico Beda Weber, nell’ambito di un progetto promosso dagli studenti e sostenuto dall’insegnante d’italiano Marina D’Amico che ha trovato la sponda di altri docenti. La classe, anche sull’onda suscitata da Greta Thunberg, si è confrontata con Madeleine Rohrer, l’assessora comunale all’ambiente, attraverso la quale è stato stabilito un contatto con Kaser. Sono state le studentesse Anna Tutzer, Xenia Santer, Magdalena Brugger, Isabella Rauch e Marilisa Pedevilla a raccontarci dell’esperienza che, coinvolgendo tutti gli altri compagni della prima B, ha permesso di approfondire la conoscenza della seconda lingua trattando un tema di stretta attualità.

L’iniziativa ha prodotto due risultati su tutti: Georg Kaser il 7 giugno sarà accolto dall’istituto per una conferenza (al cinema Ariston dalle 9.30 alle 11) e questa intervista, realizzata e poi tradotta dagli studenti.

Professor Kaser, cosa ne pensa degli scioperi degli studenti e in particolare di Greta Thunberg per sensibilizzare i politici al cambiamento climatico?

Già dal 1978 gli scienziati ci stanno informando del cambiamento climatico e già da anni tutto il mondo è a conoscenza di questo grave problema, ma soltanto la generazione di studenti di oggi è consapevole di cosa significa per loro il progressivo cambiamento climatico. Il movimento ”F4F” (fridays for future, gli scioperi pro ambiente dei ragazzi, ndr) è immensamente importante, forse è l’ultima possibilità per riuscire a tenere il cambiamento climatico entro limiti sostenibili. Ma devono essere molti quelli che vi partecipano. Qualche giornio fa mi trovavo insieme agli organizzatori del “F4F” in Alto Adige e ho osservato che mostrano segni di stanchezza. L’affluenza tra gli studenti è molto bassa e sta diminuendo. Greta Thunberg è stata un vero colpo di fortuna. Grazie alla sua particolare situazione è quasi invulnerabile. Il rapporto particolare dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate changeper) per i 1,5°C (scientifico) e i “F4F” mi hanno ridato speranza.

Cosa risponderebbe alle persone che definiscono la preoccupazione per il cambiamento climatico “puro isterismo”?

Nei tanti anni in cui mi sono occupato di cambiamento climatico anche in ambito pubblico ho imparato che non è possibile far cambiare opinione a queste persone. L’unica soluzione è ignorarle, qualsiasi tentativo è inutile. Sono molto importanti coloro, e sono sempre di più, che si stanno preoccupando e si pongono domande; qui noi scienziati dobbiamo essere attivi.

Secondo lei cosa potremmo fare noi giovani per riuscire a fermare o limitare i fenomeni dovuti al cambiamento climatico?

I fenomeni (come lo scioglimento dei ghiacciai) sono quasi impossibili da fermare, se il cambiamento climatico non viene fermato il prima possibile. Per questo le emissioni di CO2 devono raggiungere lo zero al più presto. Anche i giovani con buonsenso possono riflettere su dove e come causano inutilmente CO2, direttamente (comportandosi in un certo modo) o indirettamente facendo uso di certi prodotti. Lo zero potrà solo essere raggiunto, se ognuno di noi darà il suo contributo.

Come meranese pensa che nella nostra città si stia facendo abbastanza contro il cambiamento climatico? Ha alcune proposte per gli amministratori ?

A Merano si sta facendo qualcosa, ma non abbastanza. Proporrei che Merano, come Costanza, dichiarasse l’emergenza climatica. Pur se ciò non porterebbe conseguenze giuridicamente vincolanti, renderebbe chiaro che il cambiamento climatico riguarda tutti i meranesi in tutti i settori (dall’edilizia alla sanità, al traffico).

Rispetto ai giovani dei suoi tempi, i giovani di oggi le sembrano abbastanza impegnati per l’ambiente?

Nella mia giovinezza, sono nato nel 1953, il clima non era argomento d’interesse per noi giovani. Le nostre preoccupazioni erano: la minaccia atomica della guerra fredda, la corsa agli armamenti, la crescita sfrenata, la forbice sociale. L’assenza di futuro. Alcune di queste cose ci hanno portati alla crisi del clima e ancora oggi non sono state risolte.

Nella vita quotidiana cosa fa o non fa per contrastare il cambiamento climatico?

Viaggio praticamente esclusivamente in treno. Lo faccio già da tanto e ho iniziato ad usare questo mezzo di trasporto da quando mi sono accorto di non avere più il tempo di concentrarmi ore nel traffico. I voli privati e internazionali li faccio ormai una sola volta ogni cinque anni. Per quanto riguardo la mia professione, quando viaggio in Europa cerco di usare il più possibile il treno. Mia moglie e io usiamo un vecchio Diesel e all’anno facciamo circa dai cinque ai sette mila chilometri. Per il momento è probabilmente la soluzione più sostenibile. Mangiamo pochissima carne, semmai la prendiamo da un contadino in paese (abitiamo a Karthaus).Le patate e tante altre cose crescono in un piccolo campo che abbiamo fuori dal paese.













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