«La maturità così non può andare» 

La protesta degli studenti dell’istituto Gandhi: «Cambiamenti imposti dall’alto»


di Jimmy Milanese ; w; «Il governo del cambiamento ci usa come cavie». Con questo slogan, gli studenti delle quinte e quarte classe dell’istituto Gandhi si sono messi in sciopero, ieri mattina, contro il nuovo esame di maturità. I ragazzi, una trentina, si sono dati appuntamento di fronte all’entrata dell’Istituto, proprio in segno di protesta contro l’introduzione delle nuove modalità per lo svolgimento dell’esame di maturità, a pochi mesi dal suo inizio. La protesta si è svolta anche in altre parti d’Italia, a dimostrazione di un malessere spesso condiviso anche dagli insegnanti che però hanno preferito non parlare. In rappresentanza degli studenti, invece, ha parlato Marika Albertini: «Non ci piacciono questi cambiamenti piovuti dall’alto. Sono state introdotte delle prove nuove, ma ad oggi non sappiamo come saranno svolte e valutate. Non sappiamo cosa troveremo nelle famose tre buste per la prova di italiano. Oppure, chi si maturerà al liceo classico – aggiunge Marika - fino all’ultimo non saprà se nel corso della prova d’esame dovrà tradurre dal greco o dal latino». È un clima di protesta, ma nella compostezza e rispetto verso il «governo del cambiamento», come negli slogan ironici intonati dal gruppo di studenti. A Merano, come nel resto d’Italia, questa dei ragazzi è una presa di posizione che costerà loro un giorno di assenza, ma «ne va del nostro futuro, perché non è solo una questione di esame», spiega Martina Troià. La storia del cambiamento in itinere delle modalità di svolgimento dell’esame di maturità si ripete ciclicamente. Dopo cinque anni di studi, metodologie didattiche utilizzate, programmi e criteri di valutazione, anche questo governo, come fecero molti predecessori, ha deciso di modificare le modalità di svolgimento degli esami ad anno scolastico in corso. Ad esempio, eliminando la tesina e introducendo una seconda prova multidisciplinare, per cui a oggi non è chiaro quale sarà il criterio di valutazione. È questa voglia di cambiare l’esame che i ragazzi non comprendono e contestano. «Quel fatidico giorno d’esame – spiega Martina – è alle porte, ma ad oggi i nostri stessi professori non sanno cosa dovranno chiederci, per rispettare le indicazioni ministeriali che, pare, a pezzi stiano arrivando». La risposta del ministro Bussetti è arrivata prima in un video postato pochi mesi fa, nel quale il responsabile del dicastero invitava gli studenti a farsi avanti: «Anche sui social, perché risponderemo li ai vostri dubbi». Mentre l’11 febbraio scorso il Ministero dell’istruzione ha predisposto quelle «specifiche misure allo scopo di accompagnare le scuole, i docenti e gli studenti lungo il percorso che porta all’esame di maturità». Quindi, chiedono gli studenti, «la scuola, quella fino a febbraio, a cosa è servita?» In attesa di un altro video del ministro, i ragazzi protestano, seguiti dagli insegnanti che per mercoledì prossimo hanno indetto uno sciopero.


MERANO. «Il governo del cambiamento ci usa come cavie». Con questo slogan, gli studenti delle quinte e quarte classe dell’istituto Gandhi si sono messi in sciopero, ieri mattina, contro il nuovo esame di maturità. I ragazzi, una trentina, si sono dati appuntamento di fronte all’entrata dell’Istituto, proprio in segno di protesta contro l’introduzione delle nuove modalità per lo svolgimento dell’esame di maturità, a pochi mesi dal suo inizio. La protesta si è svolta anche in altre parti d’Italia, a dimostrazione di un malessere spesso condiviso anche dagli insegnanti che però hanno preferito non parlare. In rappresentanza degli studenti, invece, ha parlato Marika Albertini: «Non ci piacciono questi cambiamenti piovuti dall’alto. Sono state introdotte delle prove nuove, ma ad oggi non sappiamo come saranno svolte e valutate. Non sappiamo cosa troveremo nelle famose tre buste per la prova di italiano. Oppure, chi si maturerà al liceo classico – aggiunge Marika - fino all’ultimo non saprà se nel corso della prova d’esame dovrà tradurre dal greco o dal latino».

È un clima di protesta, ma nella compostezza e rispetto verso il «governo del cambiamento», come negli slogan ironici intonati dal gruppo di studenti. A Merano, come nel resto d’Italia, questa dei ragazzi è una presa di posizione che costerà loro un giorno di assenza, ma «ne va del nostro futuro, perché non è solo una questione di esame», spiega Martina Troià.

La storia del cambiamento in itinere delle modalità di svolgimento dell’esame di maturità si ripete ciclicamente. Dopo cinque anni di studi, metodologie didattiche utilizzate, programmi e criteri di valutazione, anche questo governo, come fecero molti predecessori, ha deciso di modificare le modalità di svolgimento degli esami ad anno scolastico in corso. Ad esempio, eliminando la tesina e introducendo una seconda prova multidisciplinare, per cui a oggi non è chiaro quale sarà il criterio di valutazione. È questa voglia di cambiare l’esame che i ragazzi non comprendono e contestano. «Quel fatidico giorno d’esame – spiega Martina – è alle porte, ma ad oggi i nostri stessi professori non sanno cosa dovranno chiederci, per rispettare le indicazioni ministeriali che, pare, a pezzi stiano arrivando».

La risposta del ministro Bussetti è arrivata prima in un video postato pochi mesi fa, nel quale il responsabile del dicastero invitava gli studenti a farsi avanti: «Anche sui social, perché risponderemo li ai vostri dubbi». Mentre l’11 febbraio scorso il Ministero dell’istruzione ha predisposto quelle «specifiche misure allo scopo di accompagnare le scuole, i docenti e gli studenti lungo il percorso che porta all’esame di maturità». Quindi, chiedono gli studenti, «la scuola, quella fino a febbraio, a cosa è servita?» In attesa di un altro video del ministro, i ragazzi protestano, seguiti dagli insegnanti che per mercoledì prossimo hanno indetto uno sciopero.













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