La versione di Aristotele gradita a pochi al classico 

L’“Etica Nicomachea” miete vittime al Gandhi, insieme al compito di matematica «Gli autori più gettonati erano altri. Ma che soddisfazione riuscire a tradurla»


di Sara Martinello


MERANO. E anche il secondo giorno dell’esame di maturità è andato. La seconda prova era la più temuta tra gli studenti: matematica allo scientifico, inglese al linguistico, economia aziendale all’istituto tecnico economico, pedagogia al liceo delle scienze umane. Al classico, greco, una versione dall’ottavo libro dell’Etica Nicomachea di Aristotele. Il primo trattato di etica della storia e un autore ostico che impiega un ventaglio di costrutti decisamente grande. «Nessuno di noi si aspettava che uscisse Aristotele. I più gettonati erano Plutarco e Platone - spiega Ana Savic, studentessa della sezione di liceo classico dell’istituto Gandhi -. La seconda parte della versione era la più difficile per l’interpretazione e in generale la varietà dei tempi verbali ci ha messi tutti alla prova, così alla fine mi sono presa un’ora intera per scrivere la bella copia». Finito il liceo, Ana vorrebbe indirizzarsi verso lo studio della psicologia, magari in Austria. Ma è soddisfatta di aver scelto il liceo classico: «Tanti credono che studiare il greco sia inutile, e invece torna utile nello studio di altre lingue, per esempio del tedesco, dalla morfologia alla grammatica. E soprattutto fare etimologia, allenarsi all’intuizione, aiuta anche nella comprensione della nostra lingua madre e nella lettura del mondo. Non mi pento proprio». Poco dopo escono dal Gandhi anche Beatrice ed Eleonora Pintore, sorelle e compagne di “sventura” perfino alla maturità. «La versione era difficilissima, alcune frasi erano quasi impossibili da interpretare. Soprattutto verso la fine - confermano -. Non avevamo mai studiato l’Etica Nicomachea. Però alla fine è una soddisfazione guardare il foglio e dirsi: “Questa versione l’ho tradotta io!”. È una sfida a guardarsi indietro, a ragionare in modo diverso, ad andare al cuore del problema prima di farsi prendere dalle chimere del progresso solo tecnologico». Insieme alle sorelle Pintore c’è Samuel Quaresima, che ha in programma di provare il test di Medicina. Intanto commenta la prova: «Sono abbastanza soddisfatto di come ho tradotto la versione. Ho fatto una brutta copia lavorandoci sodo, più che altro bisognava fare i conti con la variatio (il procedimento con cui l’autore descrive un concetto ricorrendo a molti costrutti diversi tra loro, ndr)». Dai piuccheperfetti e dagli aoristi del greco si passa all’economia: Diego Rascele, dell’Ite del Gandhi, spiega che il compito «era complicato. Bisognava fare un conto economico e uno stato patrimoniale e poi la loro riclassificazione. Ho usato molto il Codice civile, ora speriamo che sia andata». Escono dal liceo linguistico Lisa Thierry e Sara Valente, che ieri si sono cimentate nel compito d’inglese sull’immigrazione negli Usa. Se Valente, che sul tema delle migrazioni ha fatto anche la tesina, ha adottato un punto di vista contemporaneo, Thierry si è concentrata sui testi degli storici. Perfettamente bilingue, la prova di inglese è stata una passeggiata, tanto che è stata la prima a uscire dall’edificio. “Vincere facile”? Macché, l’anno prossimo vorrebbe andare a Venezia per studiare Lingue orientali. Nadire Capa, Michele Firinu e Christian Gallo, del liceo delle Scienze umane del Gandhi, si sentono sollevati dopo aver fatto anche la seconda prova, quella sui diritti umani. «Soprattutto sul diritto all’istruzione - precisa Capa -. L’ho sostenuto spiegando come si ridurrebbe il margine per l’indottrinamento, se tutti avessero la possibilità di studiare». L’anno prossimo i ragazzi prenderanno strade diverse, Capa forse a Bologna per studiare da assistente sociale, Firinu a Verona, dove è già stato ammesso in una squadra di pallavolo («Mi piacerebbe anche studiare Scienze della formazione primaria», aggiunge). Gli studenti della sezione di liceo scientifico escono dal Gandhi con la faccia stravolta. L’unico a trovare la voglia di commentare le sei ore della prova è Simone Fraschetti: «Che ci sarebbe stata matematica era chiaro, ormai è così da anni. Il compito era più abbordabile di quelli affrontati durante l’anno, ma restava difficoltoso. Se vorrei proseguire con gli studi scientifici? No, anzi, l’anno prossimo vorrei studiare Giurisprudenza - sorride -. Perfino la tesina di maturità esula dalle materie d’indirizzo del liceo, l’ho fatta sullo sviluppo del marketing e sul fattore Internet».













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