IL CASO

Maria, importunata sul treno tra l'indifferenza della gente

Stava facendo il tragitto da Coldrano a Merano. La donna: «Sono scesa impaurita e nessuno a bordo mi ha aiutato» (in copertina la 20enne Maria, foto di Jimmy Milanese)



MERANO. Maria ci mette la faccia, «perché non voglio che un’esperienza scioccante come questa succeda ad altri».

La 20enne è la vittima dell’ennesima aggressione verbale da parte di un balordo che ha deciso di utilizzare il viaggio in treno da Merano a Malles per cercare di attaccare bottone con la pendolare che, per motivi di lavoro, da Coldrano si reca in città. 

Un’aggressione da parte di un uomo, al massimo trentenne e di origini africane, che per diversi minuti di tragitto ha deciso di importunare Maria. Alle iniziali richieste di informazioni, Maria ha risposto in modo gentile, fino a quando si è accorta che quell’uomo era interessato a capire quali fossero i suoi spostamenti e le sue abitudini. «Voleva il mio numero di telefono e sapere dove stessi andando, se avessi Facebook e se fossi solita fare quel tragitto da sola», spiega Maria, che in volto porta ancora i segni dello shock per una ventina di minuti in balia di un balordo, nonostante nel treno ci fossero anche altre persone.

Ed è proprio questo fatto ad avere lasciato Maria interdetta. Uno dei passeggeri era una persona che conosceva bene Maria, ma evidentemente non abbastanza da prestare attenzione alle sue richieste di aiuto. «Alla fine, dopo essermi sentita dire che ero bella e che a questa persona piacevo molto, ho pensato di scendere dal treno alla stazione seguente».

Ad avere spaventato Maria non sono solo le attenzioni di questo individuo, che non si sono fermate nemmeno quando lei ha cercato di voltarsi dall’altra parte, prima per evitare il suo sguardo, poi di divincolarsi per chiedere aiuto a quattro passeggeri seduti non molto lontano. È il fatto di essersi sentita sola, abbandonata. «Mi sono rivolta a quelle persone perché ero terrorizzata, ma alla fine, secondo quel mio amico, quell’uomo voleva solo parlare e io avrei dovuto accettarlo». Invece per Maria quelle richieste insistenti non erano certo soltanto un inopportuno tentativo di dialogo, ma una sorta di violenza privata. «Quella persona mi ha chiesto insistentemente di sedermi vicino a lui, ha indagato nella mia vita privata, mi ha chiesto cosa facessi di sera e se per caso avessi un ragazzo ad aspettarmi».

L’uomo, per fortuna, non l’ha seguita, ma non gli sarà sfuggito che di fronte alle sue domande insistenti nessuno dei presenti abbia alzato un dito. 













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