Mensa sociale, gli anziani: «La pazienza sta finendo» 

Infissi inadeguati, senso di insicurezza e calo della qualità esasperano gli utenti I sindacati chiedono la revoca dell’appalto: «Dalla giunta promesse disattese» 


di Sara Martinello


MERANO. Uno spazio angusto e poco aerato, ai limiti dell’agibilità, nascosto in una galleria buia. Come a voler confinare al margine gli utenti della mensa sociale, spostata da via Verdi a via Mainardo col passaggio della gestione alla società Arma. Inizialmente il Comune aveva garantito più volte che avrebbe cercato un locale più adatto al pranzo e alla socialità, ma le promesse sono cadute nel vuoto. Tanto che in un mese e mezzo Cgil, Cis, Uil e Asgb hanno raccolto diverse decine di firme, che entro la metà del mese saranno conteggiate e presentate al sindaco Paul Rösch e all’assessore al sociale Stefan Frötscher.

Concluso il contratto di gestione stipulato con la Caritas, a vincere la gara d’appalto – con inizio del servizio nell’agosto del 2017 – era stata la società Arma, che ha messo a disposizione del servizio di mensa sociale un locale della galleria di via Mainardo. Fin dall’inizio gli utenti hanno lamentato un calo della qualità e della quantità dei pasti (precotti, vista l’assenza di una cucina in loco), a cui si aggiunge la scarsa aerazione, fatta salva la porta d’ingresso. E soprattutto una sensazione opprimente di mancanza di vie di fuga in caso di incendio o nel caso di atti vandalici all’entrata della mensa. Perché in una situazione d’emergenza, chi dovesse muoversi con carrozzine o girelli si troverebbe in un impiccio preoccupante. «Non ci vengono servite né frutta né verdura – denuncia un utente –. A fine pasto abbiamo soltanto un budino. E anche l’unica pagnotta che ci viene data è troppo poco, vista la modesta quantità di primo e secondo». Un altro utente, di religione musulmana, dice di aver dovuto rinunciare al secondo diverse volte: «È quasi sempre carne di maiale. Io non posso mangiarla, e il piatto di formaggi che dovrebbe sostituirla spesso manca». Dentro, un’aria appesantita dagli odori della mensa e un’illuminazione esigua rendono il pasto ancora più triste. Ben poco invitante per chi volesse approfittare del pranzo come di un’occasione di convivialità.

A seguito dell’amara scoperta di ciò che la ditta vincitrice dell’appalto avrebbe riservato agli utenti della mensa dopo aver vinto l’appalto indetto dal Comune, l’assessore competente Stefan Frötscher aveva più volte promesso che avrebbe cercato una sistemazione più adatta, anche e soprattutto per favorire la socializzazione tra persone che spesso sono vittime di una situazione di solitudine. «Ci aveva garantito che si trattava di un problema transitorio, che nel giro di pochi mesi la mensa sarebbe stata trasferita in un locale più accogliente», ricorda Giuseppe Giarrizzo, del Sindacato pensionati della Cgil. «Ma in Comune si sono arresi subito, e intanto è passato un anno e mezzo. Eppure la mensa di via Verdi (quella gestita dalla Caritas, ndr) era frequentata anche da studenti, apprendisti, lavoratori, dipendenti comunali. Tutti fuggiti. Ora l’utenza è meno della metà di quella che era prima dell’estate del 2017. E poi non si capisce nemmeno come il Comune abbia potuto sancire l’agibilità di quel posto, mancano anche le finestre». Il contratto con la società Arma è in scadenza. Secondo quanto riferito da Giarrizzo, la giunta vorrebbe introdurre nel prossimo appalto una clausola che imponga al nuovo gestore di mettere a disposizione un locale accogliente, agibile e di facile accesso. Nel frattempo, la raccolta firme proseguirà sia negli spazi dei quattro sindacati, sia in piazza, con un gazebo, nei prossimi giorni.













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