Mille anziani in città sono a rischio solitudine 

Il 42 per cento dei nuclei è monofamiliare, gli over 80 sono 2.800 Il primario di geriatria Wenter: «Bisogna intervenire». Asib presenta un progetto


di Simone Facchini


MERANO. Dopo il convegno dello scorso novembre al Puccini che ha fatto luce sulla solitudine degli anziani, a Merano è l’ora della concretezza. Delle risposte. Della reazione a un fenomeno che se qualcuno non vuole chiamare emergenza, di fatto è realtà. In città vivono oltre novemila over 65, un quarto della popolazione. Tra loro, 2800 hanno superato le ottanta primavere. Dati (del 2017) da intrecciare con il numero di nuclei monofamiliari, il 42,1% del totale. Più alto dell’1% rispetto anche a Bolzano, del 6% rispetto alla media altoatesina. E da affrontare con il filtro di una società che cambia velocemente, nelle quali il pensionato viene spesso visto più come un peso che una risorsa. «Incrociando i numeri, consideriamo in città un migliaio di casi a rischio. Il tasso è molto elevato, soprattutto nelle donne con più di ottant’anni», ammonisce Christian Wenter, primario di Geriatria al Tappeiner, che ricorda, evidenziando attualità e profondità del tema, come della solitudine dell’anziano di recente si siano occupati tanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quanto papa Francesco. «I sistemi digitali potranno aiutare - continua il primario - ma è altrettanto necessario monitorare e intervenire». In questa direzione si orienta l’iniziativa dell’Asib, l’associazione Invecchiare Bene, che da sette anni coagula le istanze delle fasce meno giovani della popolazione meranese. «Abbiamo già raccolto il gradimento del nostro progetto dagli interlocutori comunali e provinciali», asserisce la presidente Maria Luisa Bucella. Ha trovato spalla in Gabriele Munarini, psicofisiologo. La scintilla è scattata al convegno organizzato dall’Asib con l’associazione italiana di psicogeriatria. Si è inquadrata la questione, ma senza che venissero proposte idee per affrontarle nel quotidiano. «Segnaliamo un’emergenza - precisa Bucella - che riscontriamo nelle costanti relazioni costruite attraverso la nostra attività. La sentiamo nei racconti diretti di tante persone». «Tante persone che vivono sole a casa, ma soprattutto che si sentono dimenticate», fa eco Munarini. «Donne e uomini che escono dai circuiti professionali e che, se non sono proattive, finiscono per isolarsi. Infilandosi in una spirale di solitudine e depressione». Con conseguenze sociali e di salute, perché, solo per accennare alla superficie delle ricerche scientifiche, le persone sole muoiono prima e sono a maggior rischio di malattia. In particolare aumenta del 30% la possibilità di demenza.

L’asticella dell’età della vecchiaia continua a spostarsi più avanti. Ma, specifica ancora il primario Wenter, la solitudine colpisce spesso anche prima.

«Servono strumenti per aiutare coloro che subiscono questa situazione e reinserirle in circuiti di aggregazione», aggiunge Munarini. «Isolandosi, finiscono per abbandonarsi all’assistenzialismo. Quando invece sono una risorsa, anche nella diffusione dei valori che ha guidato la loro generazione». Il progetto, che attende l’approvazione e i necessari sostegni della Provincia e del Comune, prevede la realizzazione di servizi e interventi per promuovere la socializzazione. Sarà gratuito per i fruitori. Sono stati individuati due piani d’azione. Il primo si articola in interventi a domicilio per effettuare uno screening al fine di valutare lo stato psicologico e cognitivo della persona e indirizzarla alla seconda fase, a sua volta divisa in due settori. Da una parte sarà organizzato un “memory training” di gruppo attraverso un percorso storiografico, volto a far riconoscere all’anziano stesso il proprio valore all’interno della comunità in cui vive. Dunque ripercorrendo il proprio vissuto e la propria esistenza a Merano. In parallelo saranno organizzate attività di aggregazione per aiutare l’anziano ad uscire dallo stato di isolamento e ad affrontare le proprie problematiche psicoemotive attraverso la manipolazione di materiali, la realizzazione e il mantenimento di un possibile spazio pubblico, come ad esempio un giardino o un’esposizione museale. Parteciperà anche un animatore, e il passo successivo sarà quello di fare dialogare il progetto con le scuole, nell’ottica di un avvicinamento tra generazioni.













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