Parrucchiera sfruttata e minacciata 

La donna, 31 anni, lavora in un salone del centro. Il titolare l’avrebbe obbligata per mesi a restituire parte dello stipendio



MERANO. Una vicenda di sfruttamento lavorativo, quella di cui sarebbe stata vittima una donna di 31 anni, residente a Merano, che nel marzo scorso era stata assunta con un contratto a tempo determinato (della durata di un anno) come apprendista parrucchiera in un salone del centro. Pur ricevendo un regolare stipendio, la donna sarebbe stata costretta dal titolare dell’esercizio a restituire a mano parte della propria paga. Con ottobre e novembre, poi, la retribuzione si sarebbe ridotta a 20 euro mensili: a questo punto è scattata la denuncia per estorsioni al commissariato di polizia, insieme al ricorso alla Cisl. Ad aggravare la situazione, un affitto da pagare e uno stato di salute precario che si è aggravato quando lo stipendio è venuto a mancare, come conferma l’attestato medico presentato dalla donna al sindacato.

Tutto è cominciato nel maggio 2018, con l’assunzione in un salone di parrucchieri di una zona centrale di Merano. Secondo quanto attestato all’Ufficio vertenze della Cisl, la donna ha ricevuto una busta paga da 723 euro, di cui 23 sarebbero stati chiesti di ritorno dal datore di lavoro, che, come la 31enne riporta mostrando messaggi Whatsapp, l’avrebbe minacciata di licenziamento. «Diceva che i soldi di ritorno servivano a pagare meno tasse», racconta la donna. A giugno la somma reclamata sarebbe salita a 400 euro, su uno stipendio di 1002. E così ancora a luglio (211 su 1011 euro), ad agosto (190 su 990), a settembre (168 su 968). Nel frattempo si accumulavano anche le ore di straordinario, nemmeno queste pagate (dice la donna), perché riportate su un semplice quaderno. «A fine novembre la Cisl ha scritto al titolare chiedendogli di inviare subito la busta paga di ottobre – racconta la protagonista della vicenda, che deve farsi carico anche del mantenimento di una figlia minorenne – e di versarmi lo stipendio. Per tutta risposta, lui ha mandato un fax illeggibile con la busta paga di novembre». Il 7 gennaio il sindacato ha scritto all’Ispettorato del lavoro e all’Inps denunciando la mancata retribuzione e chiedendo al primo di “invitare insistentemente la ditta a rispettare i suoi obblighi e di effettuare un relativo controllo”, e alla seconda “il pagamento diretto dell’indennità di malattia”. “Per i mesi di ottobre e novembre la nostra assistita ha ricevuto soltanto due pagamenti di 20 euro ciascuno sul suo conto corrente, mentre manca il pagamento della restante parte di retribuzione, e tra l’altro si tratta per la maggior parte di retribuzione spettante a titolo di indennità di malattia. Chiediamo lumi all’ispettorato territoriale del lavoro”, si legge nella lettera.

La donna non sa come andare avanti: con oggi si conclude il periodo di malattia e tornare al lavoro nel salone potrebbe essere un trauma: «Ho paura, e già vivo una situazione di instabilità, con un canone di affitto per il quale, per un errore, il Distretto sociale mi ha negato un contributo – spiega – Vorrei solo lavorare, magari come parrucchiera. Mi basta che sia un lavoro onesto». (s.m.)













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