Premiato l’African Soul, «esempio di coraggio» 

La cerimonia. Il locale di via Petrarca porta per la prima volta a Merano il riconoscimento della fondazione Ilse Waldthaler. Isabelle Hansen: «L’integrazione serve alla pace sociale»



Merano. È il ristorante African Soul a portare per la prima volta a Merano il premio che dal 2006 la fondazione Ilse Waldthaler assegna a chi, in Alto Adige, è ritenuto particolarmente meritevole per il coraggio civile e per la responsabilità sociale. Un premio istituito da una donna e assegnato da un sodalizio guidato quasi completamente da donne, destinato ad altoatesine che hanno dimostrato un forte impegno nell’ambito del sociale e dei diritti, anche mettendo a rischio la propria posizione. Con questo premio, corredato da un assegno da 4 mila euro, la fondazione ha voluto ringraziare Isabelle Hansen, giornalista del quotidiano Dolomiten e presidente della cooperativa Spirit, per il suo lavoro innovativo e prezioso nell’ambito dell’integrazione di rifugiati.

Una storia di impegno civile.

Tutto ha inizio nell’aprile del 2017, quando Isabelle Hansen crea la cooperativa Spirit, con l’unico scopo di fondare un ristorante che sostenga l’integrazione di persone immigrate. L’esperienza c’era già, grazie al progetto (premiato da Arge Alp come esempio di integrazione nell’arco alpino) “Book a cook” dell’associazione Empezamos, di cui Hansen è presidente. “Book a cook” dava la possibilità di invitare a casa propria un cuoco, e con lui un’altra cultura. Tra le più richieste, la cucina africana. Nel frattempo, Iris Tatz, proprietaria del locale di via Petrarca che un tempo ospitava la pizzeria Da Nunzio, aveva deciso di affittare il posto a scopo sociale. Una comunanza di intenti perfetta, che ha permesso di concordare un buon canone di affitto. Con l’aiuto delle donazioni di alcuni privati e del Comune (un assegno unico, 15 mila euro provenienti da un contributo del Ministero degli interni per le politiche sul fronte migranti), insieme al sostegno della Provincia e al Fondo sociale europeo, African Soul è transitato dal sogno alla realtà.

Obiettivo inclusione.

«L’integrazione serve alla pace sociale – spiega Hansen –. Chi non è integrato ha un rischio molto più elevato di diventare un “caso difficile”, e questo è un costo che pagano tutti». Tra i tanti ospiti intervenuti alla cerimonia di premiazione, il sindaco, insieme al consigliere Toni Ladurner: «Il Comune è orgoglioso di questa struttura. Non dobbiamo accogliere solo chi porta soldi, ma anche i profughi, le persone che portano crescita culturale e sociale. E questo piccolo locale ha la capacità di opporsi ai muri che altri stanno costruendo». Gli obiettivi di African Soul sono chiari. Il sostegno nell’inserimento di migranti richiedenti asilo nel mondo del lavoro, e quindi nella società. Un’ex tirocinante lavora al Zum Löwen della chef stellata Anna Matsch, per dire. Poi c’è la promozione dell’incontro da pari a pari tra i nuovi concittadini e la gente del posto. Infine, l’African Soul mette a disposizione una piattaforma in cui persone quotidianamente vessate da pregiudizi possono mostrare le loro abilità e la loro cultura. «I tirocinanti arrivano nella nostra struttura come profughi ed escono come persone», sottolinea Hansen.

Un esempio da emulare.

«La cooperativa sociale Spirit e Isabelle Hansen si distinguono per il loro impegno, un impegno che va oltre il “normale”. Sono esposti all’osservazione e alla diffamazione, sia sui media sia nell’ambito privato e professionale», commenta Christa Schrettenbrunner, del Cda della fondazione Ilse Waldthaler, presieduta da Cristina Herz. «Progetti come questo contribuiscono a facilitare ai migranti l’ingresso nel mondo del lavoro e a suscitare nei residenti il superamento dei pregiudizi e un rapporto più umano con gli africani. L’African Soul è soprattutto una possibile base della convivenza e dello scambio culturale. Il progetto va incontro a diverse sfide, ma moltissimi altoatesini lo guardano con favore. Quindi sosteniamo Isabelle Hansen, la cooperativa Spirit e il progetto African Soul, e ci auguriamo che questo venga emulato, se possibile, anche in altri ambiti della società». S.M.













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