Puccini, via al restyling con i soldi dei privati 

Le agevolazioni. Chi contribuirà riceverà in cambio un credito di imposta pari al 65 per cento Il teatro fu edificato tra il 1899 e il 1900 dall’architetto Martin Dülfer di Monaco di Baviera



Merano. Sono stati avviati di recente i lavori di risanamento del teatro Puccini, con una novità: grazie al programma Art Bonus i cittadini e le aziende potranno contribuire al finanziamento degli interventi, con un ritorno in primo luogo “morale”, cioè la consapevolezza di aver contribuito al mantenimento di uno dei gioielli di Merano, ma anche sul piano finanziario. Il programma messo a punto durante il governo Renzi e divenuto permanente con la legge di stabilità del 2016 permette infatti all’amministrazione comunale di inserire il progetto di risanamento del teatro cittadino in una piattaforma di finanziamento che restituisce ai “mecenati” un credito d’imposta pari al 65% dell’importo donato. Insomma, per mille euro versati ci sarà un debito fiscale ridotto a 350 euro.

Unico teatro storico in provincia.

Ricco di fregi, impreziosito da un soffitto artistico, stucchi e ornamenti, il Puccini è l’unico teatro storico dell’Alto Adige e un capolavoro architettonico. Fu edificato tra il 1899 e il 1900 dall’architetto Martin Dülfer, di Monaco, unendo elementi dello Jugendstil e tratti classicisti. Ebbe, fino alla Prima guerra mondiale, una compagnia teatrale propria e visse un periodo di grande splendore. Nel 1923 fu intitolato a Giacomo Puccini, che durante quell’anno aveva soggiornato a Merano. Con i suoi 296 posti a sedere, il teatro Puccini offre la cornice ideale per spettacoli teatrali, cabaret, concerti, letture, presentazioni, rappresentazioni cinematografiche e conferenze. «Il nostro teatro è un vero gioiello e un punto di riferimento culturale della città che deve essere conservato al meglio», commenta il sindaco Paul Rösch.

Gli interventi.

L’ultima grande ristrutturazione straordinaria dell’edificio risale al 2000, quando sono stati riparati il tetto e la facciata. L’anno scorso sono stati ripristinati i pavimenti a terrazzo alla veneziana all’ingresso e nel foyer e sono stati ristrutturati sia le terrazze sia i balconi. Ora l’Ente gestione Teatro e Kurhaus (per il quale durante la sua ultima seduta il consiglio comunale ha nominato due membri del Consiglio di amministrazione) sta eseguendo una serie di lavori in collaborazione con l’Ufficio beni architettonici della Provincia, in gran parte finanziati dal Comune di Merano. Gli spogliatoi degli artisti saranno rinnovati e dotati di nuovi servizi igienici. Saranno rinnovate tutte le tubazioni dell’acqua e del riscaldamento, nonché l’impianto elettrico al piano terra. «Per poter ospitare eventi di alta qualità devono essere soddisfatte anche le esigenze degli artisti», sottolinea Monika Gamper, presidente dell’Ente gestione Teatro e Kurhaus. L’intervento più visibile dall’esterno è la ristrutturazione di sei finestre al piano terra. Inoltre il soffitto in stucco della sala del teatro, danneggiato dall’umidità, sarà ampiamente restaurato e messo in sicurezza.

La formula Art Bonus.

Il costo totale dei lavori, che secondo le previsioni dovrebbero essere ultimati entro la fine di agosto, ammonta a 229 mila euro. Cittadini e imprese possono sostenere finanziariamente il progetto nell’ambito del programma Art Bonus. In cambio, riceveranno un credito di imposta pari al 65% dell’importo donato a sostegno del patrimonio culturale. Questa “chiamata alle arti”, l’appello dell’ente pubblico ai privati per la conservazione dei beni artistici e culturali, finora è stata fatta da 1100 enti italiani per un totale di circa 1300 interventi e 200 milioni raccolti. Aspetto vincente della formula Art Bonus è una burocrazia particolarmente snella. Basta infatti conservare la ricevuta del bonifico e allegarla alla dichiarazione dei redditi per avere uno sgravio fiscale in tre anni pari al 65% dell’importo donato. È sufficiente, quindi, che la donazione sia tracciabile, non fatta in contanti. Così il vicesindaco Andrea Rossi due mesi fa, quando il progetto è stato presentato: «Lo facciamo non perché il Comune non ha fondi per operare investimenti nel settore della cultura, ma perché ci proponiamo di promuovere il senso di appartenenza e un concetto di cultura intesa come bene comune».













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