Rösch: «Solland reale minaccia per la sicurezza della città» 

La lettera al Ministero. «Persa un’occasione per chiuderla: il Governo ha fatto pressioni per indire una nuova asta» «In caso di incidenti, come nel 1998, a rischio la nostra città». Gli assessori Zanella e Zaccaria prendono le distanze


Massimiliano Bona


Merano. «La Solland? Un corpo estraneo e una reale minaccia per la città»: questo è solo uno dei passaggi della contestatissima lettera aperta che il sindaco di Merano ha scritto ai ministri Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro e di cui ieri lo stesso primo cittadino ha diffuso i contenuti. Rösch addossa al Governo anche la responsabilità per aver sollecitato l’ennesima asta, che ha poi portato all’acquisto dell’areale da parte di un gruppo del Qatar, che ha già versato circa mezzo milione dei 5 milioni pattuiti. Sdegnati i commenti dei partner di giunta, in primis dell’assessore Nerio Zaccaria: «Ha preso un colpo di sole. Si tratta di un’iniziativa non concordata, che rischia di mettere in crisi i rapporti tra i due gruppi. Quest’azienda ha dato lavoro a generazioni di meranesi senza problemi di sorta ed è un bene che questa città non viva solo di commercio e turismo».

Un’occasione persa.

«Il fallimento della Solland Silicon - scrive il primo cittadino nella missiva - ha rappresentato un’occasione storica che Merano non ha saputo cogliere: quella di congedarsi da un complesso industriale che è sempre stato un corpo estraneo in questa città e una fonte evidente di pericolo per la popolazione locale e per l'intero circondario. La prosperità di Merano è da sempre fondata sul suo status di località termale: i suoi beni più importanti sono l'ambiente, il clima, il senso di ospitalità e lo spirito cosmopolita della gente che la abita. L’economia cittadina si basa in primo luogo sul turismo, sull'artigianato, sui servizi e sull'agricoltura. Merano non è mai stata un sito adatto ad ospitare industria pesante o chimica. E mai lo sarà».

L’incidente del 1998, l’immagine in pericolo e la minaccia.

«Un complesso industriale chimico come quello dell'ex Solland Silicon rappresenta una reale minaccia per Merano: un eventuale incidente all'interno dello stabilimento, soggetto alla direttiva Seveso, avrebbe effetti drammatici non solo per gli abitanti, ma anche per la fama che la città di cura gode nel mondo. Non parlo di incidenti solo per polemizzare o diffondere il panico. La città e i suoi abitanti ricordano ancora bene quando, nel 1998, un incendio scoppiato all'interno dello stabilimento fece scattare un allarme chimico e ai meranesi venne raccomandato di rimanere nelle loro case e chiudere le finestre. Grazie a Dio non ci furono vittime, ma il trauma è ancora profondo e, in un caso del genere, enorme può essere il danno per l'immagine di una città che è stata e vuole continuare ad essere luogo di ricreazione, di cura e di svago a contatto con la natura».

Governo «corresponsabile».

«In questo faccio molta difficoltà a comprendere il motivo per cui – al termine di numerose aste andate tutte deserte – il Governo abbia esercitato pressioni per farne bandire un’ennesima, e per di più limitando le prescrizioni in materia di sicurezza ambientale. Personalmente credo che tale decisione sia stata presa perché a Roma non si conosce adeguatamente la realtà meranese che ho poc’anzi descritto e si è piuttosto inquadrata la vicenda in un'ottica nazionale, preoccupandosi quindi in primo luogo del fallimento di una nuova azienda e delle ripercussioni sotto il profilo occupazionale». Per Rösch se fosse scomparsa la Solland non ci sarebbe stato un problema occupazionale. «Qui la disoccupazione è praticamente inesistente. Le offerte di lavoro sono superiori per numero alle richieste».

«Bastava chiamarmi».

«Volentieri avrei colto l’occasione – se mi fosse stata fornita – di illustrare a Voi e ai responsabili di tutti i Ministeri intervenuti in questa vicenda lo stato reale delle cose, prima che il dado fosse tratto».

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