Sinigo, comitato compatto «La stazione non si tocca» 

La risposta agli agricoltori. Il quartiere rigetta le critiche rispetto a ciclabile e pensilina Il presidente Ciprian: «Sorprende che le obiezioni arrivino dopo 4 anni dalla nostra proposta»


Sara Martinello


Merano. Non è solo l’amministrazione comunale a bocciare le obiezioni rivolte dagli agricoltori alla misura del Put – spalleggiata dal Masterplan, elaborato di concerto coi tecnici provinciali – relativa alla realizzazione di una fermata ferroviaria a Sinigo e di un ampliamento della rete ciclabile, in particolare con la creazione di un percorso tra via Damiano Chiesa e via Enrico Fermi. A sedare la protesta è anche il comitato di quartiere, da anni in prima linea nella richiesta di un’opera vantaggiosa sia sul piano ambientale, sia su quello della mobilità degli abitanti di una vasta area. Corrobora la proposta del comitato il futuro raddoppio della linea ferroviaria tra il capoluogo e Merano: privare Sinigo di un hub, di uno snodo funzionale, potrebbe essere un’occasione persa.

L’area contestata.

Le osservazioni rispetto a stazione ferroviaria e ciclabile sono state sollevate da singoli contadini, in forma privata o in rappresentanza delle associazioni di categoria. «Questo lobbying desta stupore. Non è una novità l’intenzione di realizzare una stazione a Sinigo, noi abbiamo presentato la proposta già quattro anni fa. Sia alla giunta comunale, sia all’assessore provinciale di allora Florian Mussner, sia quest’anno al suo successore Daniel Alfreider», commenta Luca Ciprian, presidente del comitato di quartiere. La proposta del comitato, nata dalle numerose richieste di residenti e lavoratori pendolari, già nel 2015 individuava nella zona Sandhof – antistante l’Obi – il punto ideale per la realizzazione di una fermata del treno. «La vecchia fermata in zona Montecatini è stata esclusa perché non più funzionale rispetto allo sviluppo urbanistico, così come è stata cassata l’ipotesi di via Fermi, viste le implicazioni finanziarie che avrebbero comportato gli espropri necessari. L’area antistante l’Obi, invece, è una zona di interesse commerciale e artigianale, non sottoposta a vincoli di tutela del paesaggio». Il problema, secondo gli agricoltori, sarebbe la ciclabile per raggiungerla: “comporterebbe il sacrificio di verde agricolo” e “la pista ciclabile esistente è sufficiente”, si legge tra le osservazioni al Put. Osservazioni respinte dai tecnici incaricati della loro analisi.

Impatto zero e intermodalità.

L’obiettivo da raggiungere, prosegue Ciprian, è la minimizzazione dell’impatto su territorio, persone e ambiente. «Ogni giorno sono circa 40 mila i passaggi di veicoli a motore tra l’uscita della MeBo e via Nazionale, e si attestano fra i 13 e i 15 mila quelli nell’area di ponte Mangione. I dati ci dicono che via Nazionale ha raggiunto la capacità massima. E il treno potrebbe alleggerire questo carico. Inoltre non sarebbe necessario realizzare nuovi percorsi: il binario c’è, le infrastrutture preposte all’interscambio modale pure. Manca solo una pensilina». La proposta del comitato di quartiere – corredata di planimetrie, rendering e foto esplicative – presenta come l’area antistante l’Obi come adatta alla realizzazione di una fermata anche per via della configurazione del binario. In corrispondenza della zona, infatti, la tratta è in piano e segue un asse rettilineo, “riducendo al minimo le infrastrutture accessorie da realizzare”.

Il raddoppio della linea.

La nuova fermata sarebbe usata anche da chi vive o lavora a Cermes, ad Avelengo, a Scena, a Lana. E potrebbe riscuotere interesse anche dal punto di vista turistico, data la vicinanza al Touriseum, a Trauttmansdorff, a Merano 2000 e alla val d’Ultimo: si potrebbe quindi configurare come una delle più frequentate dell’intero asse tra Merano e Bolzano. Anzi, secondo Ciprian sarebbe un ostacolo all’esclusione della frazione di Sinigo dalla “metropolitana di superficie” che vedrà la luce nei prossimi anni, col raddoppio della linea Bolzano-Merano alle porte. «Senza una fermata del treno, Sinigo rischia di essere tagliata fuori».













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