Solland, c’è un acquirente per 9 milioni 

Svolta nei tentativi di cessione dello stabilimento: presentata una “offerta irrevocabile” e pubblicato un nuovo bando


di Giuseppe Rossi


MERANO. Con un colpo di scena, tipico di un romanzo giallo, cambia il destino dello stabilimento della Solland Silicon di Sinigo. Ad appena cinque giorni dall’annuncio della Provincia di aver stanziato 10 milioni per arrivare entro ottobre a mettere in sicurezza l’impianto e quindi a spegnerlo definitivamente, i curatori fallimentari, l’avvocato Bruno Mellarini e il professor Luca Mandrioli, hanno pubblicato un nuovo bando per la vendita al miglior offerente dello stabilimento in blocco unico. La novità, che accompagna il bando (l’ennesimo dopo che i precedenti sono andati tutti deserti), sta nel fatto che i curatori fallimentari da qualche giorno sono in possesso di una offerta irrevocabile di acquisto da parte di un’impresa pronta a rilevare la Solland. Di fatto l’investitore ha firmato una sorta di contratto preliminare d’acquisto, annunciando di voler mettere sul tavolo 9,217 milioni di euro per rilevare lo stabilimento, gli impianti, le scorte di magazzino, i terreni e non per ultimi i settanta dipendenti che sono ancora in carico alla società dichiarata fallita lo scorso anno.

Il bando di gara pubblicato ieri ha lo stesso importo dell’offerta irrevocabile di acquisto. Eventuali altri interessati ora avranno tempo fino al 17 maggio per presentare una eventuale offerta al rialzo. Se nessuno si presenterà, automaticamente l’ex Solland Silicon sarà aggiudicata all’impresa che ha presentato l’offerta. In caso pervenissero altre offerte, si aprirà la gara a tutti gli effetti, passando ad aggiudicare lo stabilimento al miglior offerente.

La notizia ieri è arrivata a sorpresa, quando ormai si pensava che qualsiasi speranza di salvare la destinazione industriale della fabbrica di Sinigo fosse ormai persa.

Il nome dell’investitore che ha presentato l’offerta irrevocabile di vendita viene tenuto nel massimo riserbo anche perché, molto probabilmente, nella stessa offerta potrebbe essere richiesto il vincolo della riservatezza. Di sicuro però c’è una cosa: non siamo di fronte a quelle finanziarie internazionali che acquistano per spezzettare, vendere il vendibile e gettare alle ortiche il resto. Chi acquista la fabbrica di silicio di Sinigo ha tutto l’interesse a rimettere in funzione i macchinari e le linee di produzione per tornare a produrre, forse nuovamente silicio, anche perché, in caso di ipotesi diverse, dovrebbe accollarsi tutti i costi di smantellamento e bonifica dei terreni.

A fronte di questo colpo di scena, molto probabilmente la giunta provinciale dovrà sospendere il provvedimento di svuotamento dei silani e di progressivo spegnimento degli impianti, anche per non compromettere ulteriormente il lavoro, che il nuovo acquirente sarà chiamato a svolgere per riattivare la produzione.

A questo punto i sogni del sindaco Paul Rösch di vedere i terreni della fabbrica trasformati in giardini o riconvertiti in zone per attività produttive più piccole a spese dei contribuenti (chiamati a pagare i costi della bonifica) con la scomparsa del settore industriale chimico a Merano, o di altri che già disegnavano l’areale come un moderno centro di riciclaggio, possono attendere.

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