Solland, i 70 lavoratori che non gettano la spugna 

Sono i dipendenti “storici” sui novanta che garantiscono la sicurezza  Il ministero chiede alla Provincia di congelare lo svuotamento dell’impianto


di Simone Facchini


MERANO. Sono una novantina i lavoratori che, per conto della Provincia, alla Solland Silicon curano la manutenzione degli impianti, garantiscono la sicurezza e, da alcuni mesi, procedono alla trasformazione del clorosilano, il composto chimico dall’alto grado di potenziale pericolosità. Tra loro, una settantina sono gli “irriducibili”, dipendenti storici che – oggi in carico a un’agenzia di intermediazione al lavoro – non hanno gettato la spugna sopportando tutte le traversie dell’azienda dichiarata fallita due anni fa.

Se la strada di un possibile ritorno alla produzione non è già stata totalmente sbarrata, lo si deve anche alla loro caparbietà. Per stessa ammissione del vicecapo di gabinetto Giorgio Sorial, le insistenze dei lavoratori e dei sindacati hanno svolto un ruolo decisivo nell’organizzazione del vertice di ieri al ministero dello Sviluppo economico. Dal dicastero è partita la richiesta alla Provincia, “consegnata” al segretario generale Eros Magnago con destinatario il governatore Kompatscher, di congelare le operazioni di smaltimento del clorosilano per un paio di mesi. La sospensione aprirebbe una finestra per valutare, recita un comunicato del ministero, «eventuali opportunità, finalizzate a rilanciare le attività del sito e salvaguardarne i livelli occupazionali». Vale a dire per verificare la concretezza di offerte d’acquisto e di ripartenza. Almeno una ne è spuntata ultimamente all’orizzonte. Sospendere o quantomeno rallentare lo svuotamento è essenziale per non precludere le attività di ripresa della produzione.

Viene facile domandarsi perché qualcuno si sia fatto vivo solo dopo il fiasco delle sei aste per la cessione e l’insuccesso dei contatti con potenziali interessati. Quando, in altre parole, da tempo si cercava di vendere la fabbrica. Risolutiva pare essere stata una specificazione della Provincia a un comma dell’autorizzazione integrata ambientale della Solland, una “clausola sulla bonifica”. Possibili investitori nei mesi scorsi sarebbero stati scoraggiati dalla scarsa chiarezza circa le responsabilità sull’inquinamento pregresso. Con la nuova formulazione del comma, questo peso è stato alleggerito ridestando l’attenzione di alcuni fondi. «Auspichiamo l’apertura di un tavolo per ridefinire le tempistiche di svuotamento» spiega Sorial, che ieri all’incontro era affiancato da Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. L’ipotesi sarebbe dunque di congelare le procedure sino alla fine di gennaio. Un modo per giocarsi anche le ultime chance. Con la garanzia che, se non vi fossero esiti positivi, sarebbe messa la parola fine ai tentativi. «Ruolo determinante – afferma il ministero – sarà quello della Provincia di Bolzano nel concordare con le parti la definitiva acquisizione di offerte all’interno di un eventuale nuovo bando di gara». Nella stesura del quale la chiarezza sulla questione delle responsabilità sull’inquinamento/bonifica si rivelerebbe fondamentale.

La Provincia si trova ora davanti a un bivio: ascoltare l’appello proveniente da Roma, e lasciare così aperto lo spiraglio di rinascita per un’azienda di spessore nazionale, o tirare dritto con lo svuotamento. Scegliere la seconda via significherebbe abdicare definitivamente alla ripresa della produzione. Una decisione che porterebbe con sé la necessità di disegnare un nuovo futuro per l’area. Sulla quale erano già stati puntati gli occhi – quelli della Ladurner Ambiente – per la realizzazione di una discarica, almeno in una porzione del terreno.













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