Solland, niente soldi dal Qatar 

La fabbrica fallita. La società straniera non ha versato i 500 mila euro per il mantenimento in sicurezza in giugno entro la scadenza prevista I curatori fallimentari hanno rimesso gli atti alla giudice: probabile la decadenza dell’aggiudicazione e il definitivo svuotamento degli impianti


Simone Facchini


Merano. I soldi dal Qatar non sono arrivati. Una stringata nota rilasciata ieri dai curatori fallimentari Bruno Mellarini e Luca Mandrioli, d’intesa con il giudice delegato Francesca Bortolotti, ha annunciato il mancato versamento e suona funerea sulle speranze di rilancio della Solland Silicon in una vicenda il cui percorso ha tuttavia insegnato ad andare con i piedi di piombo nell’azzardare scenari. C’era tempo fino a lunedì per versare la somma per il mantenimento in sicurezza dello stabilimento, circa mezzo milione di euro, condizione necessaria per lasciare tempo fino al 30 giugno per saldare i 4,5 milioni per acquisire la fabbrica. Proroga strappata nella drammatica notte fra il 31 maggio e il primo giugno, dopo un rovente confronto fra i lavoratori, i sindacati, il governatore Arno Kompatscher, la giudice Francesca Bortolotti e il curatore Bruno Mellarini, che dunque non è servita. I curatori hanno rimesso gli atti al giudice per la decisione sulla eventuale decadenza dell'aggiudicatario. Salvo colpi di scena, questa dovrebbe essere la strada.

Sicurezza.

In questi giorni, forse già oggi, la giudice deciderà ma stando agli sviluppi della situazione dovrebbe firmare il decreto di decadenza dell’aggiudicazione alla Bst srl, la società del Qatar che si era aggiudicata la Solland lo scorso febbraio offrendo 5 milioni di euro e mettendo sul piatto un deposito cauzionale di 500 mila euro.

La scadenza per il saldo era fissata per il 18 maggio, dal Qatar era invece arrivata una richiesta di dilazione con la promessa di accollarsi i costi di giugno per mantenere in sicurezza lo stabilimento. Che la giudice sarebbe stata disposta a concedere, salvo essere messa in un angolo dalla Provincia che aveva negato la disponibilità a emettere una nuova ordinanza relativa al mantenimento in sicurezza.

L’azione dei lavoratori aveva infine strappato la riapertura di una finestra con un accordo: tempo alla Bst per versare il mezzo milione per la sicurezza di giugno entro il 10 del mese, e termine per il saldo slittato al 30 giugno.

Ma il mancato rispetto della prima scadenza toglie il terreno sotto i piedi all’ultima speranza di ritorno alla produzione.

Svuotamento.

Per qualche giorno, la garanzia della sicurezza è “coperta” dall’ultima ordinanza della Provincia. Quella successiva, verosimilmente, comanderà lo svuotamento della fabbrica dai clorosilani. Palazzo Widmann, prima della marcia indietro, aveva già affidato l’incarico alla RemTec, azienda di Sinigo esperta in bonifiche ambientali. Quasi certamente dovrà assumere almeno parte degli ottanta dipendenti della Solland, a partire dalle figure chiave, considerato il know how necessario per le operazioni previste.

Secondo i piani che la Provincia aveva prefigurato, in una prima fase di due mesi dovrebbero lavorare tutte le maestranze mentre in un secondo momento solo una loro parte. Secondo le stime più recenti nell’impianto ci sono ancora 260 tonnellate di clorosilano. Per la durata delle operazione di svuotamento c’è chi parla di tre-quattro mesi e chi ipotizza tempi molto più lunghi.

Kompatscher e Rösch.

Con tutta probabilità, si dovrà ora cercare un compratore interessato all’acquisto del blocco fabbrica (svuotata) più terreni. Kompatscher di recente ha ribadito la validità di un’offerta di mezzo milione da parte di un imprenditore locale. Il governatore si è unito al sindaco Paul Rösch - e altri primi cittadini dei dintorni che si sono espresso attraverso la comunità comprensoriale del Burgraviato - fra i sostenitori della bonifica fra le quali milita anche l’Unione albergatori. Prese di posizione che hanno suscitato le ire dei lavoratori e di tantissimi meranesi e generato un clima ostile agli investitori.

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