Solland, silicio agli sceicchi Blindati 80 posti di lavoro 

La fabbrica di Sinigo. La giudice Francesca Bortolotti ha dato l’ok all’offerta di una multinazionale del Qatar Il compendio aziendale aggiudicato per 5 milioni di euro. I sindacati: «Con il rilancio nuove assunzioni in vista»


Simone Facchini


Merano. La Solland Silicon potrà tornare all’attività. Ieri la giudice delegata ai fallimenti, Francesca Bortolotti, ha sciolto le riserve sdoganando l’unica offerta presentata oltre un mese fa alla settima asta. Il compendio aziendale è stato assegnato a una multinazionale con sede in Qatar che ha proposto in busta mille euro in più dei 5 milioni del prezzo base, aggiudicandosi il complesso industriale per la produzione di clorosilani e di policristallo di silicio per applicazioni nel campo dell’elettronica e del fotovoltaico, inclusa la forza lavoro.

I sindacati.

Il protrarsi dell’attesa sul pronunciamento della giudice aveva addensato nubi sulla validità dell’offerta. Il sereno, con squarci di ottimismo all’orizzonte, è tornato all’improvviso. «È una grande vittoria essere riusciti a tutelare il lavoro e tutti i lavoratori ancora presenti in azienda con la prospettiva che possano anche aumentare numericamente» ha commento Stefano Parrichini, segretario provinciale della Filctem/Cgil. «Ora la Solland deve ripartire con il piede giusto, sperando che tutti, ad ogni livello di responsabilità, operino nella stessa direzione: quella di far decollare l’impianto, affinché si possa posizionare sul mercato mondiale al livello che si merita. L’esito della vicenda premia l’impegno e la determinazione nel credere che questo sito industriale potesse ripartire, assicurare l’attuale occupazione a 80 lavoratori (altre fonti parlano di 65-70, ndr) e garantire in futuro un aumento di manodopera». Il sindacato ipotizza una cinquantina di assunzioni nel breve termine.

La produzione.

L’azienda acquirente, stando alle prime informazioni, è attiva sul mercato di pannelli solari di ultima generazione ma non si esclude che possa impegnarsi anche nella produzione di silicio di alta qualità per l’elettronica. Di certo gli acquirenti dovranno investire parecchio per far ripartire lo stabilimento. Ben oltre i 5 milioni dell’acquisto che entreranno nelle disponibilità dei curatori fallimentari. Somma che verosimilmente finirà per larga parte nelle casse della Provincia che in tutti questi mesi ha dovuto provvedere al mantenimento in sicurezza dell’impianto.

«Abbiamo fortemente voluto che fosse indetto un altro bando con la speranza che si potesse trovare un compratore» aggiunge Parrichini. Ricordando il supporto dei lavoratori, l’opera dei sindacati e l’intervento del Ministero dello sviluppo economico: un’insistita azione congiunta che ha permesso di riacciuffare per i capelli una situazione che sembrava compromessa.

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