Solland, virata sul mercato della mobilità «green» 

Allo studio la produzione di carburo di silicio, fa risparmiare le auto elettriche Parrichini (Filctem-Cgil): «Ci sono nuove manifestazioni di interesse»


di Simone Facchini


MERANO. La speranza di riattivare la Solland potrebbe passare dell’apertura di un nuovo fronte di mercato, legato al settore delle auto elettriche. Lo stabilimento potrebbe infatti convertirsi, almeno in parte, alla produzione di carburo di silicio e inserirsi in un comparto in espansione. L’ipotesi ha preso corpo dopo una serie di passaggi che hanno riattivato le trattative e in vista di una nuova gara per la vendita della fabbrica di Sinigo, prevista per la prossima settimana.

Dopo il fallimento della sesta asta il destino della Solland era dato per segnato. A nulla erano serviti i ribassi di prezzo, dai 29 milioni iniziali fino ai 9 promessi da una multinazionale brasiliana che però alla fine si tirò indietro. Nei mesi scorsi, tuttavia, la modifica a un comma dell'Autorizzazione integrata ambientale ha fatto maggiore chiarezza sulle responsabilità relative all’inquinamento e ai costi di bonifica che fino a quel momento avrebbe giocato un ruolo decisivo nell’allontanare potenziali investitori. Tra novembre e dicembre, i sindacati e altri rappresentanti dei lavoratori sono stati accolti due volte a Roma dal ministero dello Sviluppo economico, incassando il supporto per un’azienda definita strategica a livello nazionale. Solo alla prima riunione era presente un rappresentante della Provincia, il segretario generale Eros Magnago. Provincia che in tutta la partita ha un ruolo determinante, poiché incaricata dalla direttiva Seveso III a garantire la sicurezza degli impianti. Il termine fissato per lo svuotamento dei clorosilani, in altre parole lo “spegnimento” della fabbrica, è il 19 aprile. Garantendo il rispetto del limite ultimo, poco prima di Natale l’assemblea dei lavoratori ha approvato la rimodulazione del piano di svuotamento “frenando” in gennaio per recuperare sulla tabella di marcia, nel caso in cui nel frattempo non si presentasse un acquirente, in marzo e aprile. «Uno svuotamento troppo rapido farebbe perdere appetibilità all’azienda. Vi sono delle manifestazioni di interesse che riteniamo molto credibili» afferma Stefano Parrichini della Filctem-Cgil. «La possibilità di aggiungere alla produzione di silicio di grado elettronico quella di carburo di silicio apre scenari importanti». Si tratta di un semiconduttore che permette di aumentare l’autonomia dei veicoli a trazione elettrica. In una relazione che presenta l’ipotesi di parziale conversione, si evidenzia come i tecnici siano già all’opera e che le prime analisi di fattibilità mostrerebbero l’opportunità di integrare alla Solland questo genere di lavorazione. «La produzione di carburo di silicio permetterebbe un nuovo posizionamento della fabbrica. Il tutto nell’ambito dell’innovazione e del rispetto ambientale, temi sui quali il territorio altoatesino dimostra particolare sensibilità». Sempre secondo la relazione, una produzione di questo genere di policristallo avrebbe una particolare valenza strategica, poiché «si tratta di una produzione recentemente richiesta da fondi di investimento Usa che ben conoscono il valore del patrimonio di conoscenze oggi esistente nello stabilimento di Merano».

Il nuovo cronoprogramma di svuotamento «è stato presentato alla Provincia – continua il sindacalista - che tuttavia su questa vicenda continua a tenere una posizione defilata. Ora i presupposti per interessare gli investitori ci sono, e noi non vogliamo lasciare nulla di intentato. Se poi anche questo tentativo dovesse andare a vuoto, almeno potremo essere certi di averle provate tutte». Contatti, conditi da una certa dose di ottimismo, ci sono stati anche con Invitalia, l'Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, di proprietà del ministero dell'Economia. «Nel piano di produzione del carburo di silicio la fabbrica potrebbe arrivare a dare un’occupazione anche a 300 persone. Al momento il personale è di un’ottantina di unità. I lavoratori e i sindacati – conclude Parrichini – hanno sempre dimostrato grande senso di responsabilità nella vicenda. Pure nell’ultima assemblea, quando si sarebbe potuto insistere nella richiesta di proroghe, e invece è stato garantito il termine delle operazioni fissato dalla Provincia».













Altre notizie

Attualità