A MERANO

Un corso fa parlare i neonati con i segni 

Lara e Michela Abram usano il programma “Baby signs”. Prime in provincia, la base è il linguaggio usato dai sordi


di Simone Facchini


MERANO. Far comunicare i neonati prima che inizino a parlare. Il programma si chiama “Baby signs” ed è stato importato in Italia dagli Stati Uniti tre anni fa. Le meranesi Lara e Michela Abram sono le prime e le uniche ad adottarlo in Alto Adige, organizzando corsi per genitori – ma anche, volendo, nonni e altri familiari.

«È un programma di comunicazione gestuale dedicato ai bambini fra i sei mesi e i due anni» spiegano le sorelle. «Malgrado qualcuno possa pensare il contrario, a quell’età i bimbi hanno già tanto da esprimere: esigenze, desideri, stati d’animo».

Lara logopedista (a Padova), Michela educatrice, insegnano ai genitori durante incontri di due ore e mezza come arricchire e potenziare il rapporto con i nuovi arrivati. Partendo dal presupposto che in parte i neonati già comunicano a modo loro: indicano, salutano, si producono in vocalizzi e smorfie… E piangono.

Ogni mamma, ogni papà sa quanto sia frustrante sentire piangere il proprio figlio senza capirne il motivo e non sapendo come modo aiutarlo. «Ecco, noi cerchiamo di ampliare lo spettro di messaggi. Durante il corso insegniamo, attraverso teoria e pratica, una serie di segni da associare all’espressione verbale. Sono tratti dalla Lis, la lingua dei segni, e modellati sulle capacità di un bebè».

Ci si potrebbe chiedere se non è sufficiente aspettare che il piccolo inizi a parlare. «L’uso dei segni dà più qualità all’interazione genitore-figlio nei primissimi mesi di vita con riflessi sullo sviluppo delle capacità relazionali dei bambini. Rappresenta la base della loro crescita emotiva e sociale.

C’è anche chi presume che imparando a utilizzare questi segni si posticipi l’apprendimento del linguaggio: invece studi americani lunghi diversi anni hanno dimostrato il contrario. Anzi: lo sviluppo delle abilità comunicative vede come protagonista delle fasi iniziali l’utilizzo del canale gestuale».

Secondo i promotori del programma “Baby signs” nel secondo semestre di vita si assiste nel bimbo all’emergere dell’intenzionalità comunicativa. Ciò significa che prende consapevolezza del valore comunicativo dei suoi comportamenti: capisce che i segnali che manda (azioni, gesti, vocalizzazioni) sono in grado di produrre effetti e cambiamenti sull’ambiente che li circonda.

Il prossimo workshop tenuto a Merano da Lara e Michela è in programma il 20 gennaio (ore 10): per informazioni è possibile scrivere a abram.logopedista@gmail.com o a m.abram@hotmail.it.

«Il corso consente d’apprendere i segni “baby friendly” associati alla lingua italiana – concludono – ma siamo anche già state contattati da genitori di madrelingua tedesca. In questa realtà bilingue Baby Signs potrebbe essere una risorsa ulteriore di integrazione. Magari già a partire dagli asili nido, che possono ottenere la certificazione».













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