Vietato il taglio ma i rami dell’albero danneggiano la casa 

La chioma è nella proprietà vicina, rotto anche il tetto Il Comune aveva bloccato la richiesta di abbattimento


di Sara Martinello


MERANO. La discussione intorno a un vecchio cedro libanese sulla salita Silvana è la stessa che prima o poi tocca tutte le proprietà al cui interno si trovino alberi di una certa dimensione. Il cedro, infatti, si trova sul limitare della proprietà dell’ex scuola professionale in via Verdi, recentemente acquistata da un privato, ma è inclinato verso il civico 17 della salita Silvana, tanto che il ventaccio dei giorni scorsi ha provocato la caduta di diversi grossi rami sul tetto e nel cortile del condominio, con la conseguente rottura di tegole a richiedere un intervento di riparazione. Potrebbe sembrare una banale questione tra vicini di casa, se non fosse che sugli alberi con tronco di diametro superiore ai 30 centimetri il Comune esercita la sua tutela. Per l’abbattimento, quindi, serve l’autorizzazione della Giardineria – dal cui ufficio fanno però sapere che «non abbiamo voce in capitolo sulle potature».

La storia è andata così. I condomini del civico 17, il condominio Juwel, da tempo erano preoccupati per via della corona frondosa protesa sul loro cortile e sul tetto, che conta anche alcuni lucernari. Così, a seguito della richiesta di autorizzazione all’abbattimento fatta circa 4 mesi fa dal nuovo proprietario dell’ex scuola, il cedro libanese aveva ricevuto la visita di un tecnico esterno incaricato dalla Giardineria. Il verdetto: l’albero è in salute, forse bisognerà tagliare i rami sulla proprietà del condominio vicino.

«Ma il proprietario avrebbe preferito l’abbattimento e non ha provveduto a tagliare almeno i rami più grossi, così con le fortissime raffiche di vento prolungate nei giorni scorsi questi sono caduti sul nostro tetto e nel nostro cortile. Sono ancora lì, in attesa che lui li faccia portare via. La cosa impressionante è la loro mole», spiega uno dei condomini. Il rischio che altri ne cadano e che qualcuno si faccia male persiste. Si aggiungono le precisazioni del vicino: «Quando avevo fatto la richiesta di autorizzazione all’abbattimento, quattro o cinque mesi fa, mi era stato concesso di tagliare alcuni alberi sull’altro lato del giardino, ma non quello. Dieci giorni fa ho presentato nuovamente la domanda, stavolta allegando la documentazione che testimonia il danno, e mi è stato detto che ci sono buone probabilità che stavolta venga accolta. Se non ho tagliato i rami che poi si sono spezzati è perché non si può operare una distinzione tra quelli da tagliare e quelli da mantenere, e se li avessi tagliati tutti avrei rovinato l’albero. L’unica soluzione praticabile per la sicurezza dei vicini è l’abbattimento».

Insomma, il mancato obbligo di tagliare quei rami – quello del tecnico che ha eseguito la perizia sarebbe stato solo un consiglio, infatti – potrebbe tradursi, in questo come in molti altri casi, in un danno a cose e persone, oltre che naturalmente in spese ben più ingenti rispetto a quelle necessarie a prevenire eventuali cadute. Specialmente quando il problema ruota intorno a specie che, come il nostro cedro libanese della salita Silvana, possono abbondantemente superare i 40 metri d’altezza.

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