«Vivibilità messa in crisi dal turismo mordi e fuggi» 

Rösch e Strohmer a confronto sul settore trainante dell’economia locale «Calo di strutture ricettive e lunghezza dei soggiorni vuol dire più traffico»


di Jimmy Milanese


MERANO. Nel corso degli ultimi due decenni, Merano è diventata meta di un turismo che non conosce più periodi di sosta. L'alta stagione oggi dura praticamente 365 giorni all'anno, con evidente problemi di viabilità e utilizzo delle strutture cittadine per chi la città la vive in qualità di residente. Questo il tema al centro del dibattito ospitato l'altra sera al circolo Est Ovest che ha visto salire sul palco il sindaco Paul Rösch e l’assessora Gabriela Strohmer. A moderare la serata, Markus Lobis, il quale ha messo a confronto l'ex direttore del Museo del Turismo di Merano con la imprenditrice nel campo dell’ospitalità. «Oggi se non tieni l'hotel aperto per 365 giorni, non sopravvivi», ha detto Strohmer. A parte i grandi hotel, un tempo le strutture ricettive meranesi difficilmente superavano i 40 posti letto e venivano gestiti principalmente da nuclei familiari che da quella attività traevano il loro reddito. Ora, invece, per attirare turismo, servono competenze di marketing e capacità di penetrazione del mercato che una conduzione familiare difficilmente riesce a possedere.

E diverso, rispetto a soli venti anni fa, è anche il turista che sceglie Merano come meta di villeggiatura, spiega Strohmer, «perché una volta la città era considerata come una grande casa di riposo, con una offerta culturale limitata e tarata per un turismo over 60». Invece, dati alla mano, oggi le rive del Passirio sono apprezzate da trentenni e quarantenni con famiglie a seguito, che anche dai paesi limitrofi come Scena, Lagundo e Marlengo, raggiungono la città per un turismo giornaliero del “mordi e fuggi” che tanti grattacapi pone all'amministrazione comunale, quando il traffico collassa e le lamentele dei residenti si alzano.

Sono i dati a impressionare, se si considera la differenza tra il 1990 e l'anno scorso. Oltre un milione i pernottamenti registrati a Merano nel 1990, poco meno del milione e duecento mila dell'anno appena passato, ma se allora le strutture ricettive turistiche erano 800, oggi sono solo 180. Dei 12.000 posti letto che Merano poteva vantare agli inizi degli anni Novanta, oggi ne sono rimasti poco meno della metà. Insomma, per un uguale numero di pernottamenti, i servizi al turista si sono drasticamente ridotti in soli trent'anni. I motivi di questo cambiamento, sono nella crescita delle località limitrofe come Tirolo e, soprattutto Scena, con i suoi ormai 6.000 posti letto, praticamente triplicati in pochi anni. Se si guarda alla permanenza media del turista in città, aggiunge Strohmer, «negli ultimi anni sono raddoppiati i turisti, ma è rimasto stabile il numero dei pernottamenti, e questo incremento di persone che sceglie Merano come meta, ovviamente, crea problemi di traffico difficili da risolvere». Un fenomeno che ha investito anche i comuni di Scena e Tirolo che nei periodi di massima affluenza turistica, soprattutto in coincidenza con il mercato cittadino, producono quel fastidioso ingorgo stradale che tanto urta i residenti meranesi.

Invece, se si guarda all'afflusso turistico in comparazione con la crescita della popolazione meranese, passata dai 30.000 abitanti di fine anni Ottanta agli attuali 40.000, allora, i dati sul turismo mostrano una diminuzione del 25% dei pernottamenti, rispetto alla costante crescita della popolazione residente negli ultimi trent'anni.

Diametralmente opposto il punto di vista di Paul Rösch, intervenuto più come storico del turismo che come primo cittadino. «La vocazione meranese verso il turismo, nata con gli arrivi in città della corte degli Asburgo a metà Ottocento – spiega Rösch - presenta oggi delle sfide che non sono molto diverse da quelle di un secolo fa». Il riferimento è al fastidio che già a metà Ottocento serpeggiava tra i meranesi, quando la cittadinanza iniziò a vedere le carovane di ricchi nobili che in città arrivavano per curare i mali del secolo: tubercolosi e malattie veneree. L'esempio è la famosa «guerra per l'occupazione delle Passeggiate», secondo un regolamento del 1850, quasi interdette alla popolazione locale, proprio per dar spazio alle decine di personaggi della nobiltà europea che aveva eletto il sole di Merano come toccasana per la cura delle loro patologie. Oppure, la zona della Wandelhalle, dove le massaie meranesi intente a lavare i loro panni nel fiume, guaivano di fronte alle nobildonne austriache che non mancavano mai di chiamare le guardie, infastidite per quelle sporgenze abbondanti che le nostre concittadine non mancavano di mostrare.

Dei cambiamenti si accorse persino Francesco Giuseppe, quando nel 1889 ritornò a Merano, dopo una assenza di 18 anni e commentò il suo approccio alla città, esclamando: «Non riconosco più questo posto, ora pieno di hotel e strutture simili a quelle della mia Vienna». E delle novità portate dal turismo, ha parlato il sindaco di Merano, quando ha ricordato che «solo pochi anni fa, di domenica le Passeggiate venivano chiuse alla popolazione, in occasione dei concerti». È proprio questa un'altra differenza della Merano turistica e fatta per i turisti di allora, rispetto a quella di oggi, concordano i due interlocutori. Manifestazioni come il WineFestival o i mercatini natalizi, ma anche la stagione dell'ippodromo o le feste della città, sono tutti eventi pensati tanto per i turisti quanto per i residenti, a differenza di quanto si faceva fino a pochi decenni fa, mettendo l'accesso alle Passeggiate a pagamento. Infine, e anche qui i due interventi sembrano collimare, la questione del traffico cittadino, aumentata negli anni proprio per via della affluenza turistica che raggiunge la nostra città principalmente in auto. Errori architettonici commessi a partire dagli anni Venti del Novecento, mai risolti anche con la edificazione selvaggia degli anni Sessanta, rendono la limitazione del fastidio da traffico veicolare esterno una questione di complessa soluzione, a meno che non si decida di chiudere la città a quel turismo “mordi e fuggi” che negli ultimi anni ha fatto la fortuna di Merano.















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