I soldi della val Casies per ridare speranza ai bambini brasiliani 

Un centro culturale in una zona controllata dagli spacciatori A Salvador de Bahia venne ucciso il missionario Luis Lintner


di Massimiliano Bona


VAL CASIES. Una ricca donazione di un altoatesino della val Casies – che ha impegnato gran parte dei fondi ottenuti al termine della lunga vita lavorativa - ha consentito ad uno dei quartieri più poveri della metropoli brasiliana di Salvador de Bahia di tornare a sperare. Con quei soldi, il sostegno dell’ufficio per gli Affari di Gabinetto della Provincia e la stretta collaborazione con l’Oew di Bressanone è stato possibile, infatti, aprire per la prima volta le porte del centro culturale Aguas Claras, in una zona che fino a poche settimane fa era in mano ai narcotrafficanti.

Le radici del progetto, a lungo atteso dalla piccola comunità di Cajazieras, affondano addirittura ai tempi di Luis Lintner, il missionario originario di Aldino ucciso proprio su quelle strade. Pina Rabbiosi, è la coordinatrice e cofondatrice del progetto sociale “Casa do sol“ a Salvador de Bahia. Nel 1997 è arrivata nel quartiere proprio con Lintner. La donna, da qualche tempo, era venuta a conoscenza dell’intenzione di alcuni genitori di Cajazieras di creare un “espacio cultural“ nel quartiere, per rivitalizzarlo e dare un luogo sicuro a bambini e ragazzi. Pina Rabbiosi, che già da anni collabora con l’oew-Organizzazione per Un mondo solidale, si è rivolta all’organizzazione e ad alcuni sostenitori altoatesini in cerca di sostegno. La spinta decisiva è venuta grazie ai fondi arrivati dalla val Casies. L’oew inoltre ha richiesto un ulteriore finanziamento per la costruzione del nuovo centro all‘Ufficio per gli Affari di Gabinetto della Provincia di Bolzano. Dopo un anno di intenso lavoro il centro è stato completato nel mese di novembre e ospiterà, tra le altre cose, anche un asilo, corsi di danza e percussioni per bambini e ragazzi, un gruppo teatrale e un circolo di lettura. I lavori di costruzione non sono certo stati semplici, dato che i narcotrafficanti del quartiere minacciavano e intimorivano quotidianamente i volontari all’opera. Alla fine, però, ha vinto il coraggio. «Molte persone del vicinato hanno contribuito alla costruzione del centro, sporcandosi le mani in prima persona», spiega Pina Rabbiosi. Il loro coraggio e il loro impegno hanno portato a buoni risultati, anche perché con l’andare del tempo persino le bande di narcotrafficanti hanno riconosciuto la finalità positiva del progetto. «La nostra esperienza ci ha dimostrato che è possibile creare spazi protetti anche in ambienti profondamente segnati da paura e violenza. Questo è il solo modo per ridare speranza e autonomia alle persone», continua la donna. Più di tutti però sono i bambini e i ragazzi ad aver bisogno di luoghi sicuri, dove poter trascorrere il loro tempo libero senza paura e, soprattutto, dove poter immaginare e realizzare un futuro lontano dalle droghe e dalla violenza.

La bolzanina Elisabeth Avi è consapevole che progetti di questo tipo possono essere realizzati solo grazie alla collaborazione di più persone. La donna, vicina al progetto a Salvador de Bahia dai tempi di Luis Lintner, non ha mai smesso di credere alla forza e allo slancio che ogni singolo individuo può donare. «Ciò che mi entusiasma della Casa do Sol e ora anche di Aguas Claras, è l’immenso impegno di tutti i collaboratori. Sono soprattutto le donne a dedicare la loro passione e il loro tempo libero a questi progetti, anche se faticano ad arrivare a fine mese. Chi trae ogni giorno i maggiori benefici da questi progetti sono i bambini più poveri di cui, altrimenti, nessuno si curerebbe».

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