«Il no ai profughi? Paura dell’invasione islamica» 

La presidente del consiglio parrocchiale ne parla «con imbarazzo e sconforto» «C’era chi aveva timore di possibili ritorsioni da parte dei compaesani»


di Massimiliano Bona


BADIA. «Abbiamo paura dell’invasione islamica»: con queste parole – tanto incredibili quanto cariche di pregiudizio – la maggior parte dei membri del consiglio parrocchiale di La Villa ha deciso di respingere la richiesta del Comune di Badia di mettere a disposizione la canonica - molto spesso vuota - per ospitare una sola famiglia di migranti. Imbarazzo e sconforto sono gli aggettivi usati da Giusi Gius Fistill, presidente del Consiglio pastorale parrocchiale, per spiegare una scelta che di cristiano non ha nulla. Ancor di più dopo le (recenti) visite del vescovo e il monito del Papa. «Integrare – spiega il Pontefice – significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali».

Ebbene, in val Badia, è stato fatto esattamente il contrario. Senza avere un motivo reale – visto che erano già stati individuati spazi più che idonei – per dire no. «Voglio precisare innanzitutto - scrive la presidente del Consiglio parrocchiale - una piccola scorrettezza nel definire “ex” e “chiusa” una canonica in effetti è ancora in uso, ancorché per brevi periodi (sacerdoti in vacanza, gruppi parrocchiali vari che usano i locali per riunioni, attività e feste) ma la questione è un’altra. Durante la seduta nella quale si è giunti a questa amarissima conclusione è emerso molto chiaramente che a mancare non è lo spazio materiale, conosciamo tutti la vocazione turistica dell’Alta Badia, bensì lo spazio del cuore, che trattandosi di una comunità così spiccatamente cristiana balza subito agli occhi».

Il rifiuto della maggior parte del consiglio è stato chiaro e netto. «Nonostante la discussione si sia protratta per molto tempo, non è stato proprio possibile scalfire le convinzioni dei membri dei Consigli Parrocchiale ed Amministrativo e si è giunti quindi alla conclusione di un completo rifiuto. Quasi tutti i membri sottolineavano un irremovibile pregiudizio, la paura “dell’invasione islamica” e soprattutto il timore di possibili ritorsioni da parte dei compaesani dovute ad un’eventuale scelta presa, deresponsabilizzandosi, quindi, rispetto al ruolo che un organo elettivo come il Consiglio Parrocchiale e il Consiglio Amministrativo hanno l’obbligo di seguire, ovvero quello di prendere delle decisioni in rappresentanza dell’intero paese». La paura di vendette dei paesani fa quasi sorridere, se in ballo non vi fossero storie drammatiche, che coinvolgono anche donne e bambini. E in Badia – è bene sottolinearlo - era previsto l’arrivo di due famiglie, facilmente integrabili, con progetti di lingua e un inserimento lavorativo. «Le mie argomentazioni, atte a contrastare queste paure, erano intenzionate a rimarcare la necessità di stabilire coerenza rispetto alla fede cristiana così fortemente presente nella vallata, fede basata sul Vangelo come nostra guida, non hanno sortito nessun cambiamento. Terrei a ricordare, che proprio nel Vangelo mai si nomina, in nessuna parte e sotto nessuna chiave di lettura, la paura per lo straniero, l’allontanamento o la difesa dal diverso, bensì al contrario si parla di amore, di accoglienza e di coraggio nell’apertura verso l’Altro».

Ma questa volta i parrocchiani hanno scelto di chiudere le porte e girarsi dall’altra. Adducendo motivazioni pretestuose o fuorvianti. La presidente del Consiglio pastorale promette di tornare alla carica a breve per evitare altre brutte figure. «Sono convinta, potendo contare su testimonianze solidali pervenutemi di recente, che non tutta la popolazione di La Villa sia così impaurita e chiusa. Infine, intendo ribadire la mia ferma intenzione di riproporre in un prossimo futuro la questione nella speranza di poter giungere ad una conclusione positiva».

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