Valente: solidarietà ai fratelli musulmani 

Il direttore della Caritas invita i cristiani della vallata ladina ad accogliere: «Pregiudizi fuori luogo, è una questione globale»


di Massimiliano Bona


VAL BADIA. Il secco «no» del Consiglio parrocchiale di La Villa alla richiesta del Comune di Badia di accogliere una sola famiglia di profughi nella canonica (quasi sempre vuota) per il timore «di un’invasione islamica» ha suscitato la reazione di molti, compreso il direttore della Caritas Diocesana di Bolzano e Bressanone, il meranese Paolo Valente. «Piena solidarietà ai fratelli musulmani che sono fatti oggetto di pregiudizio, piena solidarietà ai fratelli cristiani della val Badia che prendono sul serio il Vangelo dell’amore. Un plauso a chi, non dicendosi né cristiano né musulmano, vive concretamente, nella sua autentica umanità, la parola che afferma: “Ero straniero e mi avete accolto”».

Un invito esplicito a cambiare idea, a dimostrare maggiore umanità e ad aprire le porte della Parrocchia e della canonica ai profughi senza addurre pregiudizi fuorvianti. C’è chi, nel Consiglio parrocchiale, ha detto no «per paura di ritorsioni», ma anche questa motivazione appare risibile, poco più di una banale scusa. La Caritas ha colto l’occasione, ieri, per ribadire la sua posizione sui migranti e sull’accoglienza. «Le scritture indicano l’accoglienza dello straniero come uno dei luoghi privilegiati del servizio al prossimo e dell’incontro tra l’uomo e Dio».

Si tratta, come sottolinea Valente, di una questione globale, di cui negli anni avvenire sentiremo parlare ancora di più. E non potremo girarci sempre dall’altra parte. «La presenza di profughi e migranti ha cause che vanno individuate nei Paesi di origine di queste persone. Sul piano delle responsabilità ogni persona, ogni piccola comunità, ogni paese e ogni regione sono coinvolti. Ognuno, sul piano locale, può fare la sua parte per dare un contributo alla soluzione di una questione che ha carattere globale». Un invito a non tirarsi indietro, a non nascondersi. Ma anche a mettere al centro le persone e non i propri interessi o le proprie paure. Ancor peggio se infondate.

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