Capitali della cultura, Merano entra nel «Grand Tour» 

Creata una piattaforma con le altre finaliste del 2017 Promozione congiunta: natura, arte, enogastronomia



MERANO. Il raggiungimento delle finali, assieme ad altre nove città, per l’assegnazione del riconoscimento di Capitale italiana della cultura nel 2020 ha lasciato delle eredità sulle quali l’amministrazione cerca di “edificare”. Un patrimonio che, in altre parole, non si vuole venga disperso. La designazione è andata a Parma, ma Merano assieme alle altre finaliste ha aderito a una piattaforma comune creata, e ora in via definizione, per costruire sinergie. È stata chiamata “Grand Tour”, rievocando i viaggi dei giovani ricchi dell’aristocrazia europea nati nel XVII secolo e destinato ad ampliare gli orizzonti culturali. Spiega il vicesindaco Andrea Rossi: «A partire da lusinghiero risultato ottenuto nel corso del 2017», e cioè la qualifica di finalista per la Capitale italiana della cultura, «è nato un percorso interno all'amministrazione e di rete nazionale che sta trovando in questo periodo una delle sue tappe fondamentali e anche prospettive interessanti di sviluppo».

Sono fondamentalmente tre i percorsi che sono scaturiti. Il primo è interno alla traiettoria amministrativa della giunta. Il dossier allora presentato, frutto dell’apporto volontario di moltissime personalità della cultura meranese, è diventato un piano strategico per la cultura. Dieci progetti sono stati avviati. Alcuni esempi: la comunicazione condivisa e complessiva dei maggiori festival musicali della città; il rinnovo nel design di parte dell’arredo urbano; investimenti dedicati da una parte a dare una casa all’archivio del libro d’artista per bambini Ópla e dall’altra alla realizzazione di un efficiente bike point cittadino. Continua Rossi: «Sono due invece gli sviluppi esterni che stanno parallelamente procedendo, anche grazie all’apporto e all’adesione della nostra città. Il primo di questi riguarda la proposta di un emendamento da inserire nella nuova legge di bilancio in esame prossimamente nel Parlamento nazionale: unitamente alle altre nove città finaliste, si chiede di stanziare ulteriori fondi perché si possano finanziare comunque per il 2020 alcuni dei progetti presentati dalle città selezionate ma non vincitrici». Il secondo percorso nasce dalla consapevolezza delle città finaliste di non voler perdere «quelle spinte ideali, quelle riflessioni e quella mobilitazione sociale e imprenditoriale che stava dietro a ognuno dei dossier presentati. Da questa consapevolezza è nata una rete, chiamata Grand Tour delle Capitali italiane della cultura 2020». Una rete, costruita già in tre incontri nazionali a Casale Monferrato, Macerata e Nuoro, «che prevede la sottoscrizione di un protocollo d’intesa e la costituzione di un tavolo di coordinamento tra le dieci città. Una piattaforma comune per creare un percorso condiviso di sviluppo culturale, per costruire sinergie e collaborazioni a partire dalle specificità dei singoli territori, per promuovere itinerari naturalistici, culturali, artistici, enogastronomici e delle imprese mirati al turismo, per attivare sinergie e scambi culturali». Nel corso del 2019, probabilmente in concomitanza con gli eventi della Primavera meranese, la città ospiterà una nuova tappa della costruzione di questo percorso condiviso «all'interno del quale Merano è presente con la sua unicità e specificità di territorio pluriculturale e plurilingue».













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Valeria Frangipane

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