Ex Solland, i lavoratori a muso duro con la Provincia 

Il caso. La Rsa chiede a Kompatscher di partecipare al prossimo tavolo sollecitato dal Mise «C’è ancora la possibilità di un’uscita vincente per tutti con la ripresa della produzione»


Simone Facchini


Merano. «C’è ancora modo di uscire dalla situazione tutti vincenti. Però la Provincia deve sedersi al tavolo e confrontarsi». La posizione dei lavoratori della ex Solland Silicon è riassunta dalle parole di Raffaele Falasca, rappresentante della Rsa della fabbrica. Esposte vis-à-vis l’altro ieri a Roma, al tavolo di crisi convocato al ministero per lo Sviluppo economico. Dove la Provincia, invitata, si è presentata con la missiva letta da Katharina Tasser, direttrice dell’ufficio di palazzo Widmann nella capitale.

La Rsa.

Falasca non getta la croce sul governatore Arno Kompatscher, «era assente per impegni assunti in precedenza», e adocchia nella lettera presentata al Mise qualche timido spiraglio: «Magari parlare di apertura è un po’ troppo, però è stato usato più di qualche condizionale». Forse, intende, c’è qualche scollamento tra la posizione pubblica di Kompatscher, secondo il quale il processo di dismissione è irreversibile, e quanto in effetti stia avvenendo nel retropalco. Ricostruendo qualche recente passaggio della vicenda tira per la giacca la Provincia. «Il 17 settembre, alla prima votazione per lo sciopero, il risultato è stato di 22 favorevoli, 2 astenuti e 2 contrari. Alla seconda votazione, il 30 settembre, eravamo per il sì quaranta lavoratori, spalleggiati da un sindacato». La Uil. Ma Cgil e Cisl, che dell’opportunità dello sciopero non sono convinte, erano comunque allineate al confronto di venerdì a Roma per domandare di percorrere ogni strada possibile al fine di evitare la dismissione dello stabilimento e rilanciare la produzione. In altre parole, di prendere in considerazione la proposta della Mb Solar, controllata da Hector Capital, il gruppo di Singapore «che solo pochi giorni fa ha ribadito nero su bianco la volontà di acquisire la fabbrica e di riattivare la produzione, e in Cina ha l’appoggio della corrispondente cinese di Confindustria. Anche la stessa Provincia, a partire dalle tasse che sarebbero versate». Il piano industriale del gruppo asiatico prevederebbe 25 milioni di investimento, ha ricordato la Uil al tavolo. «Il Mise ha invitato i sindacati nazionali a organizzare in breve un incontro a Bolzano e a Merano. A quell’incontro, la Provincia dovrà esserci».

Reazioni.

«Ha pesato la grave assenza del presidente della Provincia Kompatscher, nonostante fosse stato invitato e fosse ritenuto parte fondamentale nei contenuti del tavolo». Lo dice Diego Nicolini, consigliere provinciale dei Cinquestelle. «Sarà necessario un ulteriore incontro di approfondimento tra le parti, da tenersi a Bolzano, con le parti nazionali sindacali, un rappresentante del governo ed ovviamente le istituzioni competenti provinciali».

Sull’assenza di Kompatscher a Roma ci va invece giù duro Alessandro Urzì di Alto Adige nel cuore/FdI: «L’assenza è suonata come la dichiarazione di disinteresse della Provincia attraverso la cui lente di leggerebbero meglio anche alcuni dei passaggi che secondo interpretazioni avrebbero agevolato la dismissione dell’impianto a condizioni peraltro se non di favore almeno vantaggiose per i concorrenti alla chiusura del complesso. Inammissibile in ogni caso che la Provincia se ne sia lavata le mani».













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