Gli italiani, arrivati per lavoro o per amore 

Su tremila abitanti, sette sono di madrelingua italiana. Tanti i giovani che vanno a studiare lontano



ULTIMO. Sette su tremila in termini percentuali dà un coefficiente di 0,23. Un quarto di “italiano” ogni cento “tedeschi”, o uno ogni quattrocentotrenta. Uno era guardia forestale nella valle, un altro insegnava l’italiano e ha sposato una donna di Ultimo. Così anche un cuoco della vicina val di Non: venuti qui per lavoro, gli italiani sono rimasti per amore di una persona, dei boschi, dei ruscelli, della cinta montana. I sette residenti di Ultimo di madrelingua italiana appartengono a famiglie diverse – eccetto due, padre e figlia – e sono ben integrati nel tessuto sociale. E poi ci sono i carabinieri, un tempo a San Pancrazio e oggi a Proves, col loro maresciallo barese.

La realtà, come racconta la sindaca Beatrix Mairhofer, è quella di una valle dai ranghi serrati e dalle maglie larghe. Molti giovani, dopo le scuole superiori (generalmente a Merano, con l’autobus), ne escono per frequentare gli atenei di Innsbruck e di Bolzano per poi tornare a Ultimo. In questo modo anche le persone anziane possono essere curate a casa, e per chi non ne ha la possibilità c’è la casa di riposo costruita nel 2011 con 42 posti letto e il servizio di assistenza diurna.

Una delle cameriere del Cafè Ulten, Laura Breitenberger, ha sul volto la curiosità e l’educazione di chi è cresciuto nei centri più minuti, di chi legge molti libri, di chi ha davanti a sé sogni e desideri. È giovanissima, chiaro. «Per noi ragazzi c’è lo sport, ci sono due pub, ma io non sono una che esce molto. Esco dalla valle per andare a scuola, questo sì – ride – e più avanti credo che mi potrebbe piacere conoscere qualcosa di più, sa, la Weltanschauung, vedere, imparare. Fondamentalmente, però, in qualsiasi posto io vada vorrò tornare qui e viverci». Sembra che il generale sforzo per tenere nella valle le risorse sortisca i suoi effetti. Ogni frazione ha la sua scuola elementare, gli asili sono a Santa Valburga e a San Nicolò, le medie sono a Santa Valburga. E poi una casa della cultura e un campo sportivo per frazione, la piscina per le famiglie, il centro tennis. Negozi per la spesa quotidiana.

Susanne Gruber, moglie del Gruber della macelleria in cima a Santa Valburga, racconta di una vita serena: «Ci sono diverse associazioni, la banda, si fanno feste. C’è un gruppo di giovani, gli “Street Tiger’s”: si divertono insieme, fanno gruppo e insieme partecipano alla vita sociale di Ultimo. I cinque profughi? Be’, vedremo come andrà quando arriveranno: per ora non ci si pensa», sorride con compostezza. Sul bancone della macelleria – in cui a dire il vero si vendono anche altri generi alimentari – fa mostra di sé, nemmeno tanto nascosta, una piccola pila di copie del quotidiano “Alto Adige”. Gruber svela l’arcano: «Quelli sono per gli escursionisti e per i turisti! Ad agosto arrivano parecchi italiani, e poi ci piace tenerci informati».













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