i castelli della zona 

Il «Codice Brandis» raccolto in un volume

MERANO. Dopo avergli dedicato cicli di incontri e conferenze, Tangram ha racchiuso in un libro il Codice Brandis: è considerata la più importante raccolta iconografica dedicata ai castelli dell’Alto...



MERANO. Dopo avergli dedicato cicli di incontri e conferenze, Tangram ha racchiuso in un libro il Codice Brandis: è considerata la più importante raccolta iconografica dedicata ai castelli dell’Alto Adige. “Il Codice Brandis. I castelli del Burgraviato, della Val Venosta e dell’alta Valle dell’Inn” verrà presentato domani alle ore 18 al Palais Mamming Museum di piazza Duomo.

La recente riscoperta del Codice Brandis si deve allo storico Alessandro Baccin dell’associazione Tangram di Merano che nel 2012 era venuto a sapere della presenza del Codice Brandis all’interno di una mostra allestita al Castello del Buonconsiglio di Trento e da allora aveva avviato una serie di iniziative con l’obiettivo di evidenziare l’importanza culturale del documento. Nel corso degli anni il materiale di studio raccolto durante le decine di conferenze e di sopralluoghi ai siti storici è stato tale che Tangram ha pensato di pubblicare le ricerche sotto forma di un’elegante trilogia grazie all’appoggio concreto degli enti pubblici e di alcuni sponsor.

Non si conosce il nome dell’esperto autore delle 105 tavole del Codice, così come rimangono sconosciute le cause che indussero il disegnatore a trascurare alcune zone come le città di Bolzano e di Innsbruck e i castelli del la Val d’Isarco, lasciando l’opera incompleta. Anche sulla data di stesura si possono fare solo delle congetture, sebbene alcuni elementi permettano di indicare alcune date, come nel caso del disegno dedicato alla città di Merano che possiamo far risalire al 1618, anno in cui la cupola del campanile della Parrocchiale di San Nicolò fu costruita nella forma attuale. Certo è il nome del committente: il conte Andrä Jakob Brandis, uomo di fiducia dell’arciduca Massimiliano III, capitano del Tirolo, primo barone della nobile famiglia Brandis, che proprio agli inizi del Seicento era intento a scrivere un’opera monumentale sulla storia del Tirolo. È quindi molto probabile che le immagini fossero destinate a integrare la parte descrittiva, ma è anche ipotizzabile che potessero servire per una valutazione sommaria dello stato di benessere della nobiltà locale.

Le 176 pagine offrono quattro saggi (a cura di Alessandro Baccin, storico meranese; Christoph Gufler, ricercatore e saggista Christoph Gufler; Walter Landi, archivista e autor; e di Carlo Andrea Postinger) utili a contestualizzare il periodo storico, numerose immagini provenienti da archivi, musei e collezioni private e una dettagliata descrizione condotta dalla ricercatrice Ulrike Kindl, autrice di numerose pubblicazioni di fama internazionale, che analizza con dovizia di particolari tutti i disegni dei primi tre percorsi compiuti dallo sconosciuto paesaggista: dalle residenze storiche di Maia Alta, alle città fortificate di Merano e di Glorenza, dalla Certosa della Val Senales allo sbarramento di Finstermünz in Austria fino ai castelli della zona di Landeck che all’epoca presidiavano i delicati confini del Tirolo con la Svizzera. Nel libro, limitandoci al Burgraviato, si trova una descrizione storica dei disegni originali relativi a Castel Giovo, Castel Scena, zona montuosa all’ingresso della Passiria, Castel Gaiano, Castel Gatto (due schizzi), Castel Verruca, Castel Eschenlohe, Castel San Zeno, Castel d’Aura, la città fortificata di Merano con Castel Kallmünz, paesaggio attorno a Castel Tirolo, Castel Fontana, Castel Knillenberg, Castel Reichenbach, Castel Rottenstein, Castel Winkel, Castel Rubein, Castel Trauttmansdorff, Castel Rametz, Castel Labers, il convento di Maria Steinach a Lagundo, Castel Foresta.













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