In treno schiacciati come sardine 

Un’odissea quotidiana. Con l’arrivo dell’estate i pendolari della val Venosta non ce la fanno più: «Mancamenti e disabili che restano a terra» Viaggio a Rablà tra gli umori di chi ogni giorno si ritrova stretto fra turisti, biciclette e passeggini. Solo da domani le corse passeranno da 3 a 4 ogni ora


Sara Martinello


Merano. Si può scegliere. Ci si può mettere l’anima in pace con la prospettiva di essere schiacciati tra i turisti (tanti) e i pendolari (pochi) e provare a salire sul treno, oppure si può tentare la sorte e aspettare sulla banchina la corsa successiva. Con l’arrivo della bella stagione, tra Merano e Silandro è così: la linea della Venosta diventa ostaggio del turismo. Spesso del cicloturismo. E a farne le spese sono i pendolari. Per toccare con mano una situazione segnalata da chi giornalmente usa il treno negli spostamenti lungo l’asse venostano ci siamo imbarcati nel viaggio tra Merano e Rablà, una tratta che pure nella sua brevità restituisce il senso di disagio provato da tanti altoatesini non appena arriva l’estate.

Schiacciati come sardine.

Ecologico, sicuro e moderno. Il treno della Venosta è una valida alternativa alla strada statale, dove non di rado si srotolano lunghe code di veicoli. È anche comodo e gradevole, se si vuole fare un paragone coi vetusti regionali in transito tra Bolzano e Verona. A Merano, alle 9.13, nel primo vagone dell’unica carrozza che compone il treno è rimasto solo un posto a sedere, di quelli ribaltabili posizionati accanto alle uscite. Tre minuti e alla porta fanno capolino alcuni turisti trafelati per la corsa lungo il binario. A Lagundo non scende nessuno, ma in compenso salgono almeno trenta persone. Un’improvvisa selva di braccia, magliette sintetiche, passeggini e zaini, presto accompagnata da un persistente odore di sudore e da un’afa che l’aria condizionata del treno riesce a mitigare appena. A Marlengo la situazione si ripete tale e quale, col risultato che ora la selva è diventata una scatola di sardine. Piccolo scambio di viaggiatori a Tel, dove i pochi che scendono sono subito sostituiti da altri, più numerosi. Tanto che il gruppo di ciclisti in attesa alla stazione di Rablà deve aspettare il treno successivo, come spiega loro il controllore.

Delusioni e mancamenti.

«Martedì una bambina si è sentita male – racconta un meranese che tutti i giorni raggiunge Rablà per lavoro – ed è dovuta scendere a Marlengo. Ma ogni giorno vedo anche gente restare a terra, delusa. Mercoledì un disabile in carrozzina ha dovuto rinunciare a salire sul treno, restando sulla banchina». In più c’è il problema della sicurezza: «Le bici bloccano le uscite, perché la calca impedisce di appenderle negli appositi alloggi. Ho visto gente scavalcarle per poter scendere a Marlengo o a Lagundo. È una situazione quotidiana, per noi pendolari, che danneggia pure l’immagine dell’Alto Adige che i turisti si portano poi in Germania o in Austria». Sulla banchina ci sono tre Tagesmutter con una decina di bambini. Hanno fatto una breve gita da Merano al parco giochi di Rablà. Così una di loro: «Questa linea è sempre piena fino a Silandro. E dopo nove ore di lavoro spesso mi capita di restare a terra, se non me la sento di soffrire in mezzo alla ressa». L’unica soluzione, secondo i pendolari, sarebbe l’aggiunta di una carrozza, in modo da arrivare a quattro vagoni.

Un miglioramento in vista.

A decretare quante carrozze far viaggiare per ogni corsa lungo la linea della val Venosta è il programma di esercizio fatto da Sad e Ufficio trasporto persone della Provincia. Da quest’ultimo arrivano notizie confortanti per pendolari e turisti: «I treni della Venosta sono preconfigurati, quindi non è possibile aggiungere semplicemente carrozze. Per aumentare il numero dei vagoni è necessario fare treni a doppia composizione. Purtroppo però i treni sono nove, quindi solo alcuni sono a doppia trazione. Chiaramente Sad cerca di organizzarli così, ma farlo non è sempre possibile. Inoltre, dai nostri dati risulta che dal 2013 ad oggi il numero delle obliterazioni è rimasto pressoché costante, a differenza di quanto è successo per esempio nella val d’Isarco. La buona notizia è che con la chiusura della tratta Malles-Silandro (da domani, ndr) i treni in transito ogni ora passeranno da 3 a 4». Perché i vagoni diventino sei, invece, bisognerà aspettare il 2022, con l’elettrificazione della linea tra Malles e Innsbruck.













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