La carica dei 400 per sostenere il canile di Naturno 

Il numero di soci è aumentato di 100 unità nell’ultimo anno «Colloqui per affidare alla persona l’animale più adatto» 


di Sara Martinello


NATURNO. L’apertura estesa anche al sabato e la collaborazione con associazioni locali: sono queste le novità portate dal nuovo direttivo del canile di Naturno. A qualcuno potrebbero sembrare cose scontate, ma era proprio la loro mancanza a generare scontento tra gli amanti degli animali. Con la nuova gestione si potrebbe finalmente aprire la rifioritura della struttura, che insieme al canile provinciale della Sill a Bolzano e a quello privato di Vandoies costituisce il polo per l’adozione degli animali domestici più comuni, cioè cani e gatti.

Fondato come associazione a metà degli anni Ottanta, oggi il canile di Naturno ospita 16 cani e 25 gatti. Le persone associate al sodalizio sono 400, cresciute di un centiaio solo l’anno scorso. Trenta i volontari attivi. Le spese sono coperte per un terzo da contributi provinciali, a cui si aggiungono il 5x1000 e le offerte spontanee raccolte nei barattoli disseminati negli esercizi commerciali. «A dimostrazione della nostra trasparenza – spiega Silvia Piaia, da un anno presidente dell’associazione – portiamo i barattoli sigillati in banca, dove vengono aperti alla presenza di testimoni. Facciamo anche iniziative come l’impacchettamento dei regali a Natale e le raccolte di pappe nei negozi di articoli per animali: i clienti possono acquistare una porzione in più e noi la ritiriamo. Qui i contributi provinciali arrivano solo se gli animali vengono adottati, se c’è un certo scambio, mentre in altre parti d’Italia vengono assegnati a seconda del numero degli ospiti della struttura. Così i canili si riempiono, gli animali soffrono e molti esemplari viaggiano dal meridione al nord nella speranza che qualcuno se ne prenda cura. Noi accettiamo solo quelli provenienti dal territorio provinciale, anche per motivi igienici. E la collaborazione con altre associazioni ci permette di gestire al meglio anche questo aspetto, per esempio per quanto riguarda la sterilizzazione dei gatti o la sistemazione dei piccoli di gatto in spazi appositi durante il periodo di quarantena necessario prima della vaccinazione».

Chi oggi decide di adottare un cane lo fa soprattutto per amore. Un tempo, come racconta Piaia, il canile di Naturno era pieno di cani pastore troppo anziani per lavorare nei masi. In questo periodo tra gli ospiti c’è un esemplare di cane lupo cecoclovacco, la cui richiesta nel tempo è cresciuta molto nonostante possa essere scambiato per un lupo, e quindi per un potenziale pericolo per gli animali al pascolo. «L’associazione Rescue Clc ci ha aiutati a dare visibilità a questo nostro ospite, e tra poco una famiglia gli darà una nuova casa. Di recente un’altra famiglia ha preso i tre cani più malconci per permettere loro di trascorrere con serenità gli ultimi anni di vita. Alcuni invece “depositano” al canile gli esemplari ormai anziani, pensando che il cane non ne soffrirà, e altri ancora chiedono cani piccoli, i cosiddetti “cani da borsetta”, perché credono che questo renda superfluo portarli a spasso all’aria aperta. Nostro intento - conclude la presidente Piaia - è unire la persona all’animale giusto, aiutarla a fare chiarezza. Dedichiamo tempo ai colloqui preaffido».

Fortunatamente nessuno finora ha richiesto cani teacup (cioè talmente piccoli da poter stare in una tazza da tè): questa crudele “moda” nata recentemente ancora non ha toccato l’Alto Adige. E sta passando quella per i cani da combattimento.

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